Era l’inizio di dicembre di 53 anni fa quando a Palermo si completò la rapidissima distruzione di villa Deliella.
La squadra di operai aveva iniziato a smantellare i solai dell’edificio liberty di piazza Croci il 28 novembre del 1959. Era un sabato, e la demolizione di mura, maioliche, arredi lignei ed in ferro battuto andò avanti con una frenetica opera di devastazione, così come richiesto dalla gravità del misfatto architettonico da assolvere; il lavoro terminò agli inizi di dicembre, ed al punto che le prime pubbliche denunce sull’accaduto furono pronunciate quando già i picconi avevano causato gravi danni all’edificio.
A ragione, le vicende della distruzione dell’edificio sorto fra il 1905 ed 1907 su progetto dell’architetto Ernesto Basile – all’epoca della demolizione di proprietà del barone Franco Lanza di Scalea - sono diventate una delle storie simbolo del malaffare politico mafioso palermitano: non è un caso che un critico come Bruno Zevi abbia ritenuto di doverla raccontare nel saggio “Cronache di Architettura”, edito nel 1971 da Laterza.
E’ noto l’artificio burocratico grazie al quale villa Deliella potè essere cancellata dal paesaggio palermitano, in virtù di un permesso di demolizione frettolosamente concesso lo stesso 28 novembre dall’assessorato comunale ai Lavori Pubblici.
"Nel 1954 – scriverà Cesare De Seta nel saggio “Palermo-Le città nella storia d’italia", edito nel 1980 da Laterza - su proposta della locale Soprintendenza ai Beni Culturali la villa venne vincolata, essendo una delle superstiti opere del Basile.
Tre anni dopo il Consiglio di Stato revocava il vincolo con una motivazione formalmente ineccepibile: non erano trascorsi i cinquant'anni dalla costruzione dell'edificio, risalente al 1909. Dunque bisognerà attendere che scocchi la fatidica data: ma il proprietario del piccone lesto ovviamente non attese che trascorresse il tempo previsto dalla legge - termine stupido, è inutile dirlo - e demolì la villa.
Il piano regolatore del 1956 aveva vincolato la villa ed il giardino per uso pubblico; ma il piano viene rielaborato e nel 1959 il vincolo a verde pubblico diviene a verde privato.
Il gioco è fatto.
Il gioco è fatto.
Il sindaco è Salvo Lima e val la pena di ricordarlo".
Nel 1975, 16 anni dopo la distruzione dell’edificio di piazza Croci, uno degli attori protagonisti di quella commedia burocratica – Vito Ciancimino, nel 1959 alla guida dell’assessorato comunale ai Lavori Pubblici – dichiarò “ineccepibile” l’operato del Comune.
“Non ho tratto alcun vantaggio di nessun genere. Anzi, posso dire – affermò nell’aula del processo per diffamazione all’ex senatore comunista Girolamo Li Causi – che ho fatto inserire nel piano regolatore la zona come verde pubblico, per cui il principe Franco Lanza di Scalea non ha avuto alcun utile a demolire la villa”.
Ancora oggi non è noto perché il proprietario dello storico edificio avesse deciso di favorire la sua demolizione; se cioè abbia ceduto volontariamente alle offerte economiche di chi puntava ad una possibile speculazione o, piuttosto, alle minacce di chi da quella demolizione contava di trarre profitto per l'eventuale sfruttamento dell’area edificabile.
Dopo la cancellazione di villa Deliella – e le polemiche rivolte contro il Comune, culminate nelle dimissioni dei componenti del comitato di redazione del piano regolatore – lo scandalo si trasformò in quello che il giornalista Michele Russotto ha definito nel saggio “La Sicilia negli anni Sessanta” ( Edizione Anvied, 1989 ) “uno scempio urbanistico imperfetto”: nessun costruttore riuscì ad edificare l’area, che per decenni mostrò ai palermitani il triste spettacolo di una profonda escavazione utilizzata come discarica di rifiuti.
In seguito – malgrado l’opinione di quanti avrebbero voluto vedervi sorgere un giardino - lo spazio venne trasformato in un grande autolavaggio all’aperto.
L’edificio di piazza delle Croci non fu la sola testimonianza architettonica di Ernesto Basile a patire una cattiva sorte.
"La città – ha scritto a tal proposito la studiosa Rosanna Pirajno in tempi recenti - ha fatto fuori la Villa Deliella, distrutto il villino Fassini, il villino Ugo, il Kursaal Biondo, incendiato il villino Florio, abbandonato al degrado lo stand Florio, trasformato l'edificio della Cassa di Risparmio e ceduto a privati il villino Favaloro".
In rete abbonda il materiale dedicato alla storia di villa Deliella; segnaliamo, fra i tanti link, http://www.amopalermo.com/2010/05/gli-interni-della-villa-deliella-piazza.html.
La ragione di questo post – scritto da ReportageSicilia in coincidenza temporale con i 53 anni dal periodo della sua demolizione – nasce dalla volontà di riproporre alcune fotografie sull’argomento pubblicate dal citato saggio di Michele Russotto.
Per chi volesse poi approfondire il tema delle prime denunce sulla devastazione dell’edificio di Ernesto Basile, è infine essenziale la consultazione della raccolta del quotidiano palermitano ‘l’Ora’, presso l’Istituto "Antonio Gramsci" di Palermo http://www.istitutogramscisiciliano.it/.
http://www.facebook.com/groups/84286994174/
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