Le ragioni dell'attuale sofferenza della società nissena nelle pagine di un articolo di Giuseppe Montagnini pubblicato dalla rivista "Sicilia Tempo" nel gennaio del 1968
Fra le città siciliane, Caltanissetta è quella che più delle altre può alimentare ancor oggi le analisi sull'immobilismo della società isolana.
Ciò è avvenuto a partire dagli anni Sessanta, in coincidenza con il definitivo fallimento dell'economia dello zolfo e con la fine dell'illusione creata dall'industria petrolchimica a Gela.
Caltanissetta, come scrisse con lucidissima ed attuale sintesi Giuseppe Fava nel 1966, "rassomiglia alla Sicilia più di qualsiasi altra città e qui troviamo il dramma ed i personaggi nella loro esemplificazione quasi teatrale".
Fu allora evidente il crescente disinteresse per il bene collettivo, alimentato dal ripiegamento civile degli ultimi eredi dell'aristocrazia locale e di una borghesia incapace di guardare al di là della personale condizione di ordinario benessere ( un ruolo da "coro in fondo alla ribalta", lo definì ancora Fava ).
L'articolo riproposto da ReportageSicilia - dal quale è tratto anche il disegno di piazza Garibaldi - rappresenta una sommessa eppure spietata denuncia dell'ignavia di Caltanissetta; porta la firma di Giuseppe Montagnini e venne pubblicato da "Sicilia Tempo" il 31 gennaio del 1968.
Attraverso i luoghi simbolo della città - piazza Garibaldi, il caffè Romano, i circoli in cui le giornate si consumavano insieme alle carte da gioco, i decadenti palazzi dei nobili, i tuguri del quartiere Angeli - Montagnini coglie l'indifferenza di aristocratici, borghesi, burocrati e politici nei confronti del destino di Caltanissetta: un atteggiamento che ha finito col "fare la storia" della città di oggi, finita all'ultimo posto nelle classifiche delle province dell'Isola per la qualità della vita.
"Questo è il mio paese, la mia città.
Fra le città siciliane, Caltanissetta è quella che più delle altre può alimentare ancor oggi le analisi sull'immobilismo della società isolana.
Ciò è avvenuto a partire dagli anni Sessanta, in coincidenza con il definitivo fallimento dell'economia dello zolfo e con la fine dell'illusione creata dall'industria petrolchimica a Gela.
Caltanissetta, come scrisse con lucidissima ed attuale sintesi Giuseppe Fava nel 1966, "rassomiglia alla Sicilia più di qualsiasi altra città e qui troviamo il dramma ed i personaggi nella loro esemplificazione quasi teatrale".
Fu allora evidente il crescente disinteresse per il bene collettivo, alimentato dal ripiegamento civile degli ultimi eredi dell'aristocrazia locale e di una borghesia incapace di guardare al di là della personale condizione di ordinario benessere ( un ruolo da "coro in fondo alla ribalta", lo definì ancora Fava ).
L'articolo riproposto da ReportageSicilia - dal quale è tratto anche il disegno di piazza Garibaldi - rappresenta una sommessa eppure spietata denuncia dell'ignavia di Caltanissetta; porta la firma di Giuseppe Montagnini e venne pubblicato da "Sicilia Tempo" il 31 gennaio del 1968.
Attraverso i luoghi simbolo della città - piazza Garibaldi, il caffè Romano, i circoli in cui le giornate si consumavano insieme alle carte da gioco, i decadenti palazzi dei nobili, i tuguri del quartiere Angeli - Montagnini coglie l'indifferenza di aristocratici, borghesi, burocrati e politici nei confronti del destino di Caltanissetta: un atteggiamento che ha finito col "fare la storia" della città di oggi, finita all'ultimo posto nelle classifiche delle province dell'Isola per la qualità della vita.
"Questo è il mio paese, la mia città.
Sono tornato tra la mia gente - scriveva Giuseppe Montagnini - nel cuore del latifondo siciliano.
In piazza Garibaldi ove ci stanno la Cattedrale e la chiesa di San Sebastiano, di stile barocco, dei contadini parlano dei problemi della terra così come avviene in tutte le piazze del Sud.
Dei giovani vestiti all'ultima moda sostano davanti il caffè Romano in attesa non so di che cosa; al Circolo di compagnia si discute di politica facendo e disfacendo governi nel giro di pochi minuti; e si gioca a carte.
E' un vecchio circolo con pianterreno e primo piano con finestra a volta, prima frequentato solo da 'titolati' barono e cavalieri; ora anche da impiegati e commercianti.
Prima si chiamava Circolo dei nobili e vi tenevano anche feste e concerti: eravamo ai primi anni del secolo e la modesta aristocrazia nissena fioriva.
Era il tempo dei Benintendi, dei Bordonaro, dei Lanzirotti, dei Tescasecca, dei Trabonella, proprietari terrieri o di miniera.
Da tempo si dice che il Comune voglia sfrattare il Circolo ma nessuno ci crede: il Circolo, si dice, è un'istituzione cittadina.
Nelle 'società', la 'Regina Margherita' e la 'Militari in congedo' i soci giocano a carte, leggono il giornale, si seggono all'aperto e si assicurano un loculo quando muoiono.
Alla Villa Amadeo gli alberi sono spogli; di fronte il castello di Pietrarossa e la zona araba di 'Gebel el Hadib', e la campagna verde.
Oltre che sull'agricoltura l'economia nissena poggiava una volta sullo zolfo, ma con la crisi dei due settori la città ha fatto passi indietro.
Le miniere sono a due passi da qui, senti quasi l'odore di zolfo: basta mettere il naso fuori la città che tu le vedi.
I vecchi signori, i baroni, i cavalieri, molti dei quali veri gentiluomini sono quasi scomparsi; alcuni si sono dedicati ad attività commerciali; altri se ne sono andati a Palermo a Catania o a Roma.
Molti operai, minatori e contadini sono andati via all'estero o al Nord, in cerca del tozzo di pane.
La vecchia classe dei baroni e dei cavalieri è stata sostituita da una classe politica insensibile alle cose di questa città: non amano le sue piaghe e se ne stanno a Roma o a Palermo e per essi la città è solo un feudo per i loro voti.
All'architettura dell'Ottocento e del Settecento, palazzo Moncada, palazzo Bordonaro, Benintendi, Lanzirotti con banche, tribunali, municipo, cuore della città; alle vecchie case si è aggiunta una nuova Caltanissetta.
E' sorta accanto alla vecchia città invadendo la campagna.
Non sono scomparse le vecchie case, i tuguri come al quartiere Angeli, uno dei più poveri della città che manca di servizi igienico-sanitari.
Molti sono venuti dalle campagne per abitare in città, altri dai paesi vicini in cerca di lavoro e la città si è ingrossata ed è aumentata così la disoccupazione e la sottoccupazione nonostante molti siano andati all'estero o al Nord.
C'è chi ha trovato lavoro a Gela che costituiva un forte polo di attrazione ma che oggi mostra saturazione; qualcuno è andato nella miniera di sali potassici di Serradifalco.
Si discute, ci si dibatte, si cerca una soluzione, si chiede l'intervento pubblico per la creazione di infrastrutture, di industrie, ma la situazione ristagna.
Anche l'artigianato è in crisi.
Lo Stato è assente, ma c'è la burocrazia.
E' burocrate l'ingegnere del Genio Civile, il direttore del Consorzio di Bonifica, il professore, il ragioniere, il prefetto.
I prefetti, i viceprefetti, gli alti funzionari che vengono come si dice qui 'da su' se ne vogliono andare presto, non la capiscono.
La borghesia che tanta parte potrebbe avere per il miglioramento sociale, cosa che del resto avviene in tutto il Sud, insensibile alle istanze sociali, non ha un ruolo, non bada alla Storia che muta e ognuno pensa alle sue cose e non guarda intorno.
Pochi sono gli intellettuali, ma vengono sommersi dalla città burocrate, borghese, della carta bollata, del 'ma chi telo fa fare a interessarti degli altri'.
La storia della città è un po' la storia del Sud: storia di lotte di contadini, di minatori.
La sua storia di domani è nelle miniere che dovrebbero essere verticalizzate, nel potenziamento dell'agricoltura, nella creazione di un artigianato moderno, nella creazione di industrie anche agrarie, nella creazione di infrastrutture, nella valorizzazione delle acque del Salso, a scopo irriguo e idroelettrico.
Abbiamo notizia che c'è un progetto del Consorzio di Bonifica del Salso inferiore per la valorizzazione delle acque del Salso a scopo irriguo, vicino Ravanusa.
Circolano un sacco di macchine; c'è il problema della circolazione; si realizzano, abbattendo case, nuovi posteggi e ti sembra che si sia realizzato un certo progresso.
Molte signore si vestono presso le migliori sarte italiane e c'è chi va a villeggiare nei posti alla moda ma ci sono donne che vanno con lo scialle e chi per tirare a vivere fa di tutto.
E chi si alza di mattino presto e va col carretto, o in miniera o in campagna.
Molti giovani copiano, prendono quello che viene da Londra o da Milano e sognano i night club e la vita delle grandi metropoli; ma ci sono anche quelli che ottenuto un diploma sognano un posto e che per vivere fanno la guardia municipale e il manovale.
Povero Sud, tradito calpestato deriso.
Ci sono quelli che pensano al progresso sociale, come dicevamo, e guardano oltre i confini di questa città che è stata araba, normanna e forse anche greca.
E tu li vedi passeggiare anche di notte lungo il corso principale a discutere.
Parlano del Sud, della Magna Grecia di rivoluzione industriale e del fallimento della riforma agraria.
Sono le 'egg head' della città, come dicono gli americani, le teste di uovo; ma non hanno potere, schivano i partiti politici ove spesso si verificano lotte meschine, sono dei puri e sentono le questioni della città come questione meridionale.
Qualcuno dirige una rivista locale di cultura, altri vanno a fare l'archeologo a Sabucina ove sono stati trovati importanti reperti dell'epoca greca e, se non ricordo male, anche della preistoria.
Altri cercano di dar vita a un Circolo di cultura o tentano di valorizzare i tesori artistici della città come l'Abbazia di Santo Spirito, normanna, le chiese barocche, le sculture del Tripisciano e i Misteri, che raffigurano le Passioni di Cristo.
Molti se ne vanno a Palermo o a Roma.
Poi verranno altri ancora a parlare di Magna Grecia, di industrializzazione, di civiltà mediterranea e staranno fino a notte a discutere anche nella casa di questo o di quello fino a quando gli altri dormono, quasi fin quando le luci della città si spengono perché è mattino"
C'è chi ha trovato lavoro a Gela che costituiva un forte polo di attrazione ma che oggi mostra saturazione; qualcuno è andato nella miniera di sali potassici di Serradifalco.
Si discute, ci si dibatte, si cerca una soluzione, si chiede l'intervento pubblico per la creazione di infrastrutture, di industrie, ma la situazione ristagna.
Anche l'artigianato è in crisi.
Lo Stato è assente, ma c'è la burocrazia.
E' burocrate l'ingegnere del Genio Civile, il direttore del Consorzio di Bonifica, il professore, il ragioniere, il prefetto.
I prefetti, i viceprefetti, gli alti funzionari che vengono come si dice qui 'da su' se ne vogliono andare presto, non la capiscono.
La borghesia che tanta parte potrebbe avere per il miglioramento sociale, cosa che del resto avviene in tutto il Sud, insensibile alle istanze sociali, non ha un ruolo, non bada alla Storia che muta e ognuno pensa alle sue cose e non guarda intorno.
Pochi sono gli intellettuali, ma vengono sommersi dalla città burocrate, borghese, della carta bollata, del 'ma chi telo fa fare a interessarti degli altri'.
La storia della città è un po' la storia del Sud: storia di lotte di contadini, di minatori.
La sua storia di domani è nelle miniere che dovrebbero essere verticalizzate, nel potenziamento dell'agricoltura, nella creazione di un artigianato moderno, nella creazione di industrie anche agrarie, nella creazione di infrastrutture, nella valorizzazione delle acque del Salso, a scopo irriguo e idroelettrico.
Abbiamo notizia che c'è un progetto del Consorzio di Bonifica del Salso inferiore per la valorizzazione delle acque del Salso a scopo irriguo, vicino Ravanusa.
Circolano un sacco di macchine; c'è il problema della circolazione; si realizzano, abbattendo case, nuovi posteggi e ti sembra che si sia realizzato un certo progresso.
Molte signore si vestono presso le migliori sarte italiane e c'è chi va a villeggiare nei posti alla moda ma ci sono donne che vanno con lo scialle e chi per tirare a vivere fa di tutto.
E chi si alza di mattino presto e va col carretto, o in miniera o in campagna.
Molti giovani copiano, prendono quello che viene da Londra o da Milano e sognano i night club e la vita delle grandi metropoli; ma ci sono anche quelli che ottenuto un diploma sognano un posto e che per vivere fanno la guardia municipale e il manovale.
Povero Sud, tradito calpestato deriso.
Ci sono quelli che pensano al progresso sociale, come dicevamo, e guardano oltre i confini di questa città che è stata araba, normanna e forse anche greca.
E tu li vedi passeggiare anche di notte lungo il corso principale a discutere.
Parlano del Sud, della Magna Grecia di rivoluzione industriale e del fallimento della riforma agraria.
Sono le 'egg head' della città, come dicono gli americani, le teste di uovo; ma non hanno potere, schivano i partiti politici ove spesso si verificano lotte meschine, sono dei puri e sentono le questioni della città come questione meridionale.
Qualcuno dirige una rivista locale di cultura, altri vanno a fare l'archeologo a Sabucina ove sono stati trovati importanti reperti dell'epoca greca e, se non ricordo male, anche della preistoria.
Altri cercano di dar vita a un Circolo di cultura o tentano di valorizzare i tesori artistici della città come l'Abbazia di Santo Spirito, normanna, le chiese barocche, le sculture del Tripisciano e i Misteri, che raffigurano le Passioni di Cristo.
Molti se ne vanno a Palermo o a Roma.
Poi verranno altri ancora a parlare di Magna Grecia, di industrializzazione, di civiltà mediterranea e staranno fino a notte a discutere anche nella casa di questo o di quello fino a quando gli altri dormono, quasi fin quando le luci della città si spengono perché è mattino"
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