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Ernesto Oliva-ReportageSicilia
"Ai piedi del Catalfano, e unito a questo da una penisoletta poco elevata, sorge il capo Zafferano, roccioso, conico, bellissimo, alto 223 metri, in aspetto quasi di isola, con un faro in basso, e davanti un grande scoglio detto l'Isolotto..."
Così la Guida Rossa della Sicilia edita nel 1919 dal Touring Club Italiano - la prima dedicata all'Isola dal TCI - descrisse capo Zafferano, un promontorio tirrenico palermitano vittima di uno dei tanti paradossi ambientali isolani. Pur vantando un'importanza paesaggistica e naturale di grande rilievo, capo Zafferano non viene infatti quasi mai citato dalle moderne guide dedicate alla Sicilia. Le solitarie pareti di natura calcarea e dolomitica a picco sul mare ed i profondi fondali arricchiti dall'apporto di sorgenti d'acqua dolce sembrano non interessare palermitani e turisti. La disaffezione si spiega forse con le difficoltà di balneazione di questo promontorio - che pure nasconde alcune calette smeraldine, rese terse da fondali di ghiaia - la cui asperità fece scrivere nel 1584 a Camillo Camilliani:
"E di quivi si cominciano ad innalzarsi le rupi, che sono eminentissime, quali formano un altissimo monte, spiccato intorno, detto il Capo di Zaffarana..."
Aspro e restio ad accogliere bagnanti ed escursionisti - un sentiero che conduce in cima, dove rimangono poche tracce di una plurisecolare torre di avvistamento, presenta notevoli difficoltà di percorrenza - capo Zafferano è anche un millenario luogo di transito lungo le coste siciliane. I pescatori di Aspra, Porticello e Santa Flavia ne conoscono bene i rischi di navigazione:
"All'interno del golfo - ha scritto a questo proposito Orietta Sorgi in "La pesca e i suoi numi tutelari. Il culto di Maria Santissima del Lume a Porticello" ( in "Santi a mare. Ritualità e devozione nelle comunità costiere siciliane", Soprintendenza del Mare di Sicilia, 2009 ) - costituisce la sicurezza ed il sicuro rientro in porto.
Ma all'esterno, la presenza dei venti maestrale e ponente, o peggio dello scirocco, rendono alquanto insicuro il suo attraversamento, tanto più che a largo affiorano le secche delle Formiche, ulteriore elemento di pericolo a mare, perché sono poco visibili a chi non una certa esperienza e conoscenza di quei fondali..."
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