“Mito e cronaca di un furto”, così giustamente detta il sottotitolo del libro di Luca Scarlini “Il Caravaggio rubato”; opera edita da Sellerio ed ovviamente dedicata alla storia della scomparsa della ‘Natività’ trafugata in una ventosa notte fra il 17 ed il 18 ottobre del 1969 dall’Oratorio palermitano di San Lorenzo, vigilata soltanto dagli occhi delle numerose statue di stucco del Serpotta.
Il libro di Scarlini, saggista e drammaturgo fiorentino, ricostruisce le cronache del furto e le molte ipotesi sulla sorte del quadro.
L’autore – appassionato d’arte e con numerosi precedenti letterari - conosce bene Palermo, grazie alle datate frequentazioni degli ambienti teatrali cittadini.
Pur non essendo un cronista di nera, Scarlini ha scandito il racconto della scomparsa dell’opera del Caravaggio raccogliendo le testimonianze di investigatori, vecchi antiquari d’arte ed altri personaggi cittadini testimoni più o meno diretti dei fatti.
Pur non essendo un cronista di nera, Scarlini ha scandito il racconto della scomparsa dell’opera del Caravaggio raccogliendo le testimonianze di investigatori, vecchi antiquari d’arte ed altri personaggi cittadini testimoni più o meno diretti dei fatti.
Nel corso di oltre 40 anni, sul caso del furto non sono mancate anche le indicazioni di numerosi pentiti di Cosa Nostra: da Francesco Marino Mannoia a Salvatore Cangemi, da Vincenzo La Piana a Gaspare Spatuzza; i loro racconti hanno finito con rendere il furto della preziosa tela una contraddittoria storia di mafia, tuttora aperta a diversi possibili epiloghi.
Fatti e false verità accompagnano il mistero della scomparsa della tela: il libro di Scarlini ripercorre le richieste di riscatto mai accettate, la tesi della distruzione dell’opera in Irpinia - durante i giorni del terremoto – ma anche le singolari e poco note vicende riguardanti una copia del capolavoro conservata a Catania.
Sull'altare dell'Oratorio di San Lorenzo, le statue di stucco del Serpotta fanno da eccezionale cornice al vuoto lasciato dai ladri della tela della 'Natività'. "Alcuni antiquari - spiega Scarlini - mi hanno suggerito l'identità degli autori del trafugamento, ma i loro nomi, a distanza di tanti anni, nulla aggiungono alla storia del furto ed alla possibilità di ritrovare l'opera" L'immagine è tratta da http://www.amicimuseisiciliani.it/ |
La ricerca di Scarlini, infine, ricostruisce anche il contesto di incredibile leggerezza grazie alla quale la Palermo della fine degli anni Sessanta agevolò il furto del quadro del Caravaggio: una storia nella storia del furto, vista l’assoluta assenza di strumenti di vigilanza dentro e fuori l’Oratorio e l’ignoranza circa la presenza della preziosa opera d’arte a Palermo delle massime autorità cittadine.
“Al demerito del gesto – scrisse a questo proposito Giuseppe Servello, il 30 ottobre 1969 sulle pagine del ‘Giornale di Sicilia’ – i ladri possono opporre un merito culturale, perché con la loro iniziativa hanno fatto conoscere alla stragrande maggioranza dei palermitani l’esistenza di un capolavoro d’arte in famiglia”.
“Al demerito del gesto – scrisse a questo proposito Giuseppe Servello, il 30 ottobre 1969 sulle pagine del ‘Giornale di Sicilia’ – i ladri possono opporre un merito culturale, perché con la loro iniziativa hanno fatto conoscere alla stragrande maggioranza dei palermitani l’esistenza di un capolavoro d’arte in famiglia”.
“Il furto della Natività dall’Oratorio di S.Lorenzo è una delle vicende più analizzate e dibattute da investigatori, giornalisti ed esperti d’arte in Italia. Qual’è stato il suo approccio al caso?
Luca Scarlini
“Non sono un giornalista di cronaca nera, ma mi interesso di furti d’arte e del mito che finisce con l’accompagnare la scomparsa delle opere. Il furto della ‘Natività’ rappresenta il caso più noto di un certo atteggiamento di incuria verso l’arte che si registrò in Italia tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta.
Fra i capolavori rubati in quel periodo ricordo, nelle Marche, un quadro di Raffaello e due di Piero della Francesca: trafugati nel 1973, furono recuperati due anni dopo. Nel panorama dei furti d’arte, la Sicilia e Palermo subirono un’esposizione di primo piano.
Miei amici palermitani che abitano il centro storico mi raccontano del totale stato di abbandono in cui versarono in quegli anni i monumenti della città: chiese ed edifici storici vennero sistematicamente spogliati di oggetti artistici ed arredi. E’ stata quella una stagione nella quale la città, insieme ai propri beni culturali, non ha saputo difendere la propria memoria storica”
RS
Luca Scarlini, l'autore del saggio "Il Caravaggio rubato. Mito e e cronaca di un furto" edito da Sellerio. Lo scrittore toscano http://www.lucascarlini.it/ - appassionato d'arte e della storia dei furti d'arte - frequenta da anni Palermo grazie ai suoi legami con gli ambienti teatrali cittadini |
“Si è detto che il furto venne agevolato anche dal fatto che pochi palermitani fossero a conoscenza dell’esistenza del quadro di Caravaggio all’interno dell’Oratorio, edificio allora privo di sistemi di sicurezza ed allarme”
LS
“Non è esattamente così. Ovviamente, molti esperti d’arte locali sapevano della collocazione della ‘Natività’. All’epoca del trafugamento si diede colpa del furto alla trasmissione da parte della Rai di un servizio sull’Oratorio.
Qualcuno contestò il fatto che si fosse mostrato il quadro del Caravaggio, esponendolo al rischio della sottrazione. Ho rivisto nelle teche Rai quel filmato e posso assicurare che furono mostrati a lungo gli stucchi del Serpotta: pochissimi secondi furono invece dedicati alla ‘Natività’…”
RS
“Che idea si è fatta sugli autori del furto? Numerosi collaboratori di giustizia hanno fornito indicazioni contrastanti sul ruolo di mandante di Cosa Nostra…”
LS
“Alcuni antiquari mi hanno suggerito l’identità degli autori del trafugamento della tela. Si tratterebbe di semplici “scassapagghiara”; i loro nomi, a distanza di decenni dall’episodio, non aggiungono nulla alla storia del furto ed alle possibilità di un recupero.
Parlando con cronisti esperti di mafia, l’impressione è invece che i racconti dei “pentiti”, pur suggerendo il ruolo delle cosche nel caso, siano più che altro serviti a sviare l’attenzione da processi e casi giudiziari di diversa natura.
Nel libro poi si ricostruiscono altri aspetti poco noti della storia del furto: le testimonianze di chi ha visto l’opera, anni dopo il trafugamento, ed un tentativo di recupero della tela non andato a buon fine. Un dato certo sembra essere quello che a metà degli anni Settanta la ‘Natività’ fosse comunque danneggiata”
RS
“L’ultima domanda, forse scontata ma logica. Dopo avere raccolto impressioni, testimonianze e documentazione sulla vicenda, è possibile ipotizzare che la ‘Natività’ sia ancora esistente e recuperabile?”
LS
“Io spero di sì. Riguardo la questione di una restituzione della tela, poi, bisogna considerare che dopo tanti decenni, il reato di furto è caduto in prescrizione. Quindi la speranza esiste”
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