Ricostruzione di Selinunte all'interno del Museo "A.Salinas" di Palermo. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
"Agrigento è olimpica. Selinunte - ha scritto Giuseppe Carpi nel reportage "Sicilia del sud greca e barocca" pubblicato nell'aprile del 1956 dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia" - è titanica. E fino a quando non la pettineranno con prati educati, strade asfaltate e fitte reti di una cinta come campi altoatesini, rimarrà uno dei luoghi in cui, con maggiore intensità, si fondano in una unica presenza potenza e desolazione. Sono i templi più colossali del mondo greco e, con quello di Giove Olimpo ad Agrigento, fra i maggiori dell'antichità. Eretti in una terra felice e fertile dove, come scrisse un francese moderno, i greci trovavano la loro America, giacciono ora ammassati in rovine caotiche come morene dell'età glaciale. Fu presumibilmente un terremoto dell'epoca bizantina a farli crollare. Ma è impossibile prescindere, a quella visione, da una sensazione di campo di battaglia di titani, di una collisione di essere sovrumani. E quando si giunge sulla zona degli scavi, le uniche colonne ritte, quelle del tempio C, che si ergono sopra l'Acropoli, lontane e dorate contro l'azzurro del mare, sembrano levarsi possenti e altissime nella superbia impassibile degli ultimi guerrieri vigilanti su un campo di giganti caduti..."
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