Il tempio della Concordia ed uno degli ulivi secolari della Valle dei Templi, ad Agrigento. Fotografia di Leonard Von Matt, tratta dal saggio "La Sicilia antica" edito nel 1959 da Stringa Editore Genova |
In una Sicilia che affida i motivi di attrazione più alle glorie del suo passato che a quelle del presente, occorre ricordare che nel 2017 il Parco Archeologico della Valle dei Templi ha ricevuto grazie al progetto "Agri-Gentium: Landscape Regeneration" il Premio Nazionale del Paesaggio. Il riconoscimento ha fatto seguito all'avvio di un piano di valorizzazione delle biodiversità presenti nei 1300 ettari del Parco: un patrimonio agricolo non meno rimarchevole rispetto a quello monumentale e che nel Mediterraneo dell'antichità concorse alla prosperità commerciale di Akragas. Insieme ai resti dei templi, il Parco Archeologico offre al visitatore la magnifica visione di oltre 21.000 piante: oltre 10.000 mandorli, 7641 ulivi - metà dei quali, impiantati nel secolo XVII, di rilevante interesse storico-monumentale - oltre a fichi d'India, agrumi, pistacchi e viti.
"I paesaggi dell'architettura contemporanea - ha scritto Giuseppe Barbera nel saggio "Il giardino del Mediterraneo. Storie e paesaggi da Omero all'Antropocene" ( il Saggiatore, Milano, 2021 ) - sono il risultato di una visione riduzionista basata sull'applicazione di tecniche singole o settoriali, ma quelli tradizionali sono luoghi complessi ( incontro tra natura, storia e percezione, si è detto ) che non vanno valutati solo per il valore di heritage, di bene culturale da salvaguardare, né di riserva di biodiversità o per i prodotti, seppure tipici e di pregio qualitativo, che se possono ottenere.
Un olivo vecchio quanto il tempio che accompagna, i mantelli di petali di mandorlo, le distese rosse di sulla sono tutto questo insieme. Non sono il passato, sono il futuro: forme, insiemi, quadri che rappresentano le complesse esigenze di sistemi sociali e culturali in continua evoluzione..."
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