Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Nel corso del suo viaggio in Sicilia, nell'estate del 1891, lo scrittore francese René Bazin ebbe modo di notare la diffusione del ficodindia: una pianta capace di crescere spontaneamente nei luoghi più inaccessibili ed imprevedibili di campagne e città. Da un ex ufficiale francese - il signor Bucan, procuratore generale dei beni in Sicilia del duca d'Aumale - Bazin apprese le virtù di questa specie botanica e dei suoi frutti, ancora più gustosi se mangiati dopo una pioggia:
"Con una ventina di fichidindia, il valore di due soldi forse, e un pò di pane - si legge nell'opera di Bazin "Sicilia. Bozzetti italiani" ( Edizioni e Ristampe Siciliane, Palermo, 1979 ) - un siciliano trova la maniera di fare la prima colazione, di pranzare, di cenare e di cantare nell'intervallo. Sono freschi, sono sani. Avvolti in carta sottile, si conservano fino ad aprile. Non è quindi un frutto prezioso? L'albero non lo è di meno. Difende i nostri vigneti e i nostri campi di grano come nessun roveto e barriera lo può fare. La pala, affettata, viene data al bestiame in inverno. I rami malati servono da lettiera. Nulla si perde del ficodindia..."
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