"Pupi" siciliani all'interno del Museo Internazionale delle Marionette "Antonio Pasqualino" di Palermo. Fotografia Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Fra i grandi scrittori siciliani del Novecento - da Tomasi di Lampedusa a Sciascia, da Bufalino a Consolo - è stato argomento comune sottolineare i differenti volti della Sicilia, isola nei millenni abitata da popoli diversi: una condizione storica che giustifica il quasi esclusivo contesto letterario siciliano di questi scrittori, impegnati in una inesauribile analisi e in un'impossibile sintesi di quella storia ( "Non so se altri luoghi in pari misura, ma la Sicilia - causa ne sia un eccesso o un difetto di identità - non fa che investigarsi e discorrere permalosamente di sé...", ha scritto Gesualdo Bufalino ). Il tema dell'identità siciliana ha impegnato anche gli storici, fornendo loro una più articolata chiave di lettura sui mali dell'isola. Ne è un esempio quella fornita da Virgilio Titone in "Storia mafia costume in Sicilia", edito nel 1964 a Milano da Edizioni del Milione. Le conclusioni di Titone costituiscono un giudizio netto sulla impossibilità di assegnare ai siciliani la qualifica di "popolo":
"L'isola non è mai stata soggetto della sua storia. Dopo i siculi e i sicani, che le testimonianze ci dicono emigrati in Sicilia, ma potremmo in certo modo considerare indigeni, abbiamo i fenici e i greci, poi, dal 210 avanti Cristo, i romani. Sopravvengono quindi le invasioni barbariche con i vandali nel 440 e gli ostrogoti nel 490. La dominazione bizantina va dal 535 al IX secolo, quando ha inizio quella degli arabi. Dal 1070 incomincia il periodo normanno, cui succederanno gli svevi, gli angioini, gli aragonesi, il periodo castigliano, che va Ferdinando il Giusto a Ferdinando il Cattolico, quindi quello degli Asburgo di Spagna, da Carlo V a Carlo II ( 1516-1700 ). Durante la guerra di successione di Spagna si ha un prolungamento della dominazione spagnola con Filippo V di Borbone. Seguono i Savoia dal 1713 al 1718 e gli austriaci sino al 1734. Da quella data al 1860 si hanno i borboni, cui succede, con la conquista garibaldina e piemontese, il regno d'Italia. Alcuni di questi popoli hanno portato con sé una ondata di colonizzatori: la dominazione politica si è, cioè, accompagnata con lo stanziamento di nuove popolazioni più o meno numerose... Un altro ordine di fatti deve essere tenuto presente: la grande mobilità della popolazione siciliana e il rimescolio continuo di genti diverse all'interno dell'isola, che è continuato fino ai nostri giorni. Il che ha reso più difficile la formazione di uno stabile ordine sociale, di una tradizione locale, di una classe dirigente o, almeno, se il termine può sembrare eccessivo, di una classe che abbia goduto del prestigio e dell'autorità dei borghesi di altre regioni d'Italia... La storia dell'isola non è dunque quella di un popolo, ma di alcuni popoli, avversi tra loro e ostili: anzi, se si fa eccezione per le colonie greche prima della conquista romana e per qualcuna delle non greche, e nell'età moderna per Messina e qualche comune lombardo, come Caltagirone, potrebbe dirsi piuttosto che la storia di bande, tribù, clientele, ecc., cui non sarebbe facile dare il nome di popolo..."
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