"Se il progetto era audace, può sembrare addirittura impertinente che lo abbia condotto a termine uno che non è italiano, non diciamo poi siciliano. La mia scusante per averlo fatto è duplice. Prima di tutto, nessun siciliano se n'è presa la briga; in secondo luogo, per un volume del genere, il fatto di essere scritto da chi, per così dire, ne è fuori e può vedere l'architettura barocca siciliana nel quadro più vasto dell'architettura dei Sei e Settecento in Europa, può costituire un vantaggio. La mia speranza è che, in tal modo, il vero carattere e l'autentica originalità di quanto è stato prodotto nell'Isola appaiano più chiari..."
Così lo storico dell'arte inglese Anthony Blunt spiegò nella premessa del saggio "Barocco siciliano" edito nel 1968 a Londra da Weidenfeld & Nicolson la decisione di occuparsi di quella stagione architettonica in una regione posta nel cuore del Mediterraneo. Partendo da Messina, Blunt - accompagnato dal fotografo Tim Benton, autore di pregevoli scatti - esaminò le diverse espressioni del barocco siciliano, includendo nel suo tour Catania, Siracusa, Noto, Ragusa, Modica e Palermo.
Nella stessa premessa al saggio, il professore inglese spiegò di avere visitato la Sicilia già nel 1965, partecipando da docente ad una "Summer School" organizzata dai "coniugi Robertson"; e ringraziò per l'aiuto "gli amici dell'Università di Palermo" - indicati nei professori Vincenzo Ziino e Benedetto Colajanni - e lo storico Denis Mack-Smith, anche lui inglese, "che mi ha cortesemente concesso di leggere in manoscritto due capitoli della sua storia della Sicilia di prossima pubblicazione".
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Anthony Blunt |
Infine, Anthony Blunt, consulente della casa reale inglese per le opere d'arte dal 1952 al 1972 ed autore di altri studi dedicati all'Italia - dai disegni romani e veneziani al barocco ed al rococò napoletani - rivelò di avere scritto buona parte di "Barocco siciliano" sui tavolini di piazza Duomo, a Cefalù, e di altri bar di città dell'Isola.
Proprio la matrice straniera del saggio dedicato ad uno dei più rappresentativi stili architettonici siciliani alimentò diffidenze e commenti generalmente poco positivi da parte della critica italiana. Cesare Brandi - storico dell'arte molto legato alla Sicilia - sollevò riserve su alcune valutazioni espresse da Blunt riguardo le influenze subite dagli architetti operanti fra Noto e Palermo da altri architetti europei ed italiani. Lo stesso Brandi tuttavia auspicò che la pubblicazione inglese - edita in Italia da Il Polifilo Milano - "potesse rendere più attivo il restauro e più accorta la conservazione del patrimonio barocco siciliano". Merito di Blunt fu certamente quello di raccontare la storia di quella feconda e assai varia produzione architettonica, sino ad allora poco esplorata da altri studiosi e critici d'arte.
Nel 1979, il professore inglese che anni prima aveva scritto un saggio sul barocco siciliano sorseggiando latte di mandorla, caffè e tè sui tavolini della piazza di Cefalù assunse un ruolo inaspettato e da romanzo giallo. Fu in quell'anno che la premier inglese Margaret Thatcher svelò alla Camera dei Comuni che Anthony Blunt sino al 1963 era stato un informatore al soldo del KGB sovietico: il "quarto uomo" di un gruppo di spie britanniche in contatto con Mosca sino al 1951 e composto anche da Guy Burgess, Donald MacLean e Kim Philby.
A partire dagli anni Trenta, i quattro avevano fatto parte degli "Apostoli", una società segreta nata all'interno della Università di Cambridge con simpatie comuniste. Ancora la Thatcher rese noto che nel 1964, alla vigilia del suo primo viaggio in Sicilia, il professore Blunt aveva goduto dell'immunità dopo avere confessato l'attività spionistica a favore dell'Unione Sovietica. Quel "perdono" gli permise di non perdere la qualifica di professore universitario, con la rinuncia però a buon parte dei titoli ricevuti dalla casa reale inglese.
L'autore di "Barocco siciliano" morì in solitudine, nel marzo del 1983. Aveva 75 anni. Il fratello Wilfred ne scoprì il corpo su un pavimento nel suo appartamento di Londra. Sembra che il professore stesse consultando un elenco telefonico prima di fare colazione. Un medico attribuì quella morte improvvisa ad un infarto: una ricostruzione senza apparenti ombre, se non per l'opaco passato di Anthony Blunt, ex spia di Mosca che visitò la Sicilia per descriverne i virtuosismi del suo barocco. O forse l'intento non fu solo quello?
La fotografia di Anthony Blunt è tratta dal Corriere della Sera del 27 marzo 1983.
La fotografia del prospetto della chiesa di S.Antonio a Buscemi è di Tim Benton, opera citata nel post
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