In un sabato di luglio, in una Roma dal cielo che già ricorda certe giornate di fine estate – quelle di un azzurro smorto e sfrangiato da biancastre nuvole – mi arriva una telefonata da Palermo. Si parla del tempo e soprattutto del mare; ovviamente di quello di Mondello, che per tutti i palermitani – anche quelli che sono lontani dall’isola – è un luogo che entra nel proprio vissuto personale, regalando sensazioni che fanno parte della percezione stessa dell’estate: l’acqua che per decine di metri ti permette di toccare il fondo sabbioso con i piedi, per poi sprofondare nel blu; l’odore di legno impregnato di salmastro delle vecchie cabine, o quello dolciastro dell’acqua delle docce; e le grida dei venditori di ‘pollanche’ e birre ghiacciate che ogni giorno calpestano chilometri di sabbia rovente, dando invisibili occhiate alle ragazze in due pezzi sdraiate sui teli, immobili come lucertole al sole.
“Luciana G.” – una di quelle ragazze della Mondello degli anni Settanta, mi informa un fratello – “ci ha chiamati a casa; ci ha detto di essere appena tornata in città dopo avere tentato inutilmente di trovare un posto libero per sé e per la figlia, alla spiaggia attrezzata di Valdesi: alle 10 non c’era più neppure una sdraio disponibile, addirittura c’era una lista di prenotazioni! Insomma, hanno mangiato una brioche col gelato in piazza e sono andati via…”.
Luciana G. Ricordo la dolcezza dei suoi sorrisi e soprattutto il dono di un suo disegno che per anni campeggiò nella stanza di adolescente, in omaggio al mio segno zodiacale: una vignetta di Jacovitti con un sbeffeggiante ‘capricorno’ dalle corna spezzate. Da qualche parte, conservo ancora una fotografia di me ragazzino in acqua, a Mondello, con il gruppo di amici di mio fratello e di Luciana G: sullo sfondo si distinguono le boe di ferro rosse e bianche che erano allora il punto di arrivo delle lunghe nuotate dalla spiaggia al mare aperto.
Luciana G. Ricordo la dolcezza dei suoi sorrisi e soprattutto il dono di un suo disegno che per anni campeggiò nella stanza di adolescente, in omaggio al mio segno zodiacale: una vignetta di Jacovitti con un sbeffeggiante ‘capricorno’ dalle corna spezzate. Da qualche parte, conservo ancora una fotografia di me ragazzino in acqua, a Mondello, con il gruppo di amici di mio fratello e di Luciana G: sullo sfondo si distinguono le boe di ferro rosse e bianche che erano allora il punto di arrivo delle lunghe nuotate dalla spiaggia al mare aperto.
Ritratto fotografico in bella posa sulla sabbia di Mondello per una ragazza senza nome: lo scatto è stato eseguito da Angelo Oliva negli anni Trenta dello scorso secolo |
Da quella chiacchierata telefonica – e dal desiderio di mitigare la delusione di Luciana G. e della figlia, cui REPORTAGESICILIA dedica queste righe – mi è venuta voglia di postare qualche vecchia fotografia di una Mondello che non esiste più; una Mondello che tuttavia – nel ricordo che ne ho da Roma, in un sabato in cui assisto a distanza al caotico assalto all’incolore mare di Ostia e Fregene – rimane pur sempre, cara Luciana, la ‘nostra’ bellissima spiaggia palermitana…
Non riesco a visualizzare le foto, è normale?
RispondiEliminaBuon pomeriggio, e' un problema finora mai segnalato a ReportageSicilia.
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