L'ardua ricerca delle solitarie rovine dell'area archeologica ragusana dello scrittore francese Roger Peyrefitte
Fu un ricordo scolastico a spingere agli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo lo scrittore francese Roger Peyrefitte sino alle remote rovine di Camarina.
L'autore di "Dal Vesuvio all'Etna" non aveva infatti dimenticato la rima del poeta André Chénier pronunciata spesso dal suo professore di francese:
"Sì, è vissuta, o Mirto, la giovane tarantina! La portava una nave alle rive di Camarina".
Così, Peyrefitte si avventurò in Sicilia nella ricerca di ciò che rimane della colonia greca fondata da Siracusa nel VI secolo, perdendosi nel reticolo di strade rurali di quest'angolo di costa ragusana in seguito descritta da Gesualdo Bufalino ( "Gridano girasoli come zolfi dai celesti crepacci ove s'inclina il golfo sul tramonto e in una molle zattera salpa l'isola a un eliso d'oro e di rosse nuvole... Ma tu come ti fai colore dell'uliva al palpito di pioggia che ti sfoglia e t'apre, fiore di zagara ardente, come odori, mio bruno garofano, sotto i ciechi calcagni del vento", da "L'amaro miele", Einaudi, 1996 ).
In questa fotografia e nelle due che seguono, alcuni degli esemplari di tetradrammi di Camarina. Raffigurano Eracle con la testa coperta da scalpi leonini |
"L'autista che avevo fissato a Gela - si legge nell'opera di Peyrefitte edita in Italia nel 1954 da "Leonardo da Vinci" Editrice - credeva di poterci arrivare senza sbagliare strada sebbene non ci fosse stato, ma invece andammo errando a lungo per vallate solitarie.
Un provvidenziale pastore ci mise sulla strada per la 'contrada di Cammarana', ma arrivati in cima a una collina, un incrocio di vie ci lasciò perplessi.
La solitudine era di nuovo completa e alcuni filari di alberi ci impedivano la vista. La macchina seguì a casaccio una strada difficile a percorrersi anche da un carretto, e quando, arrivati a una casa colonica, sapemmo che eravamo a 'Cammarana', ringraziammo il nostro fiuto.
La mia visita fu presto fatta. Nel cortile della casa colonica un mozzicone di colonna greca e un altare romano rappresentavano molto modestamente il 'puro santuario di Minerva', il quale dominava la spiaggia di Camarina, che è una continuazione di quella di Gela.
Non ci sono che ruderi sparsi qua e là a ricordare, all'intorno, l''alta foresta dei solidi edifici'...".
Qualche decennio dopo la visita di Peyrefitte - nel 1985 - la giornalista Maria Rosa Calderoni avrebbe così descritto l'isolamento della località e la bellezza delle sue testimonianze numismatiche:
"A Camarina, dove arrivi tra strade pressocchè solitarie, attraverso paesini immoti e dimenticati - vecchi in piazza, oscuri caffè, imprevedibili cattedrali, su un lato la barberia dell'insegna floreale e sull'altro una rosso-sbiadita 'Lega di Miglioramento' - una freccia gialla indica il Club Mediterranée, colosso delle vacanze da 2.000 posti; ma appena al di là dell'ultimo bungalow, le rovine di una intera città greca balzano all'improvviso, degradanti direttamente verso il mare.
E' l'antica Camarina, cara ad Eracle: qui le monete portavano incisa la figura possente del dio in pelle di leone, infaticabile domatore di draghi e giganti, montagne e fiumi...".
Le immagini di queste magnifiche monete - al pari di quella della solitaria costa su cui venne costruita e più volte distrutta l'antica colonia siracusana - sono di Leonard Von Matt e sono tratte dall'opera "La Sicilia antica" di Luigi Pareti e Pietro Griffo, edita nel 1959 da Stringa Editore Genova.
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