Uno dei contadini che si occupano della cura del Giardino della Kolymbetra. Le fotografie sono di ReportageSicilia |
Nel periodo aureo della storia di Akragas, la zona era occupata da un bacino d'acqua dal perimetro di circa 1200 metri e con una profondità di otto.
Lo storico Polibio - che osservò la ricchezza degli uliveti, dei mandorleti e dei melograni akragantini - lo descrisse come
"un laghetto popolato dai più fini e delicati pesci, destinati a pubblici banchetti, e reso gaio dai bianchi cigni e da altri uccelli acquatici"
Nei secoli successivi, il bacino d'acqua della Kolymbetra divenne una conca dalla rigogliosa vegetazione.
Qui è oggi possibile imbattersi in agrumi introvabili in altre campagne siciliane, perché frutto della sopravvivenza di coltivazioni locali vecchie di almeno due secoli: il limone "insalataro" - detto così dai contadini che lo aggiungevano, a pezzi, alle insalate - e l'arancia "ngannalatri", cioè inganna ladri.
Il curioso appellativo si riferisce al particolare aspetto bitorzoluto della buccia, che rende questa rarissima varietà di tarocco poco attraente alla vista; nella realtà, consistenza e dolcezza del frutto lo rendono molto saporito e profumato.
La rinascita ambientale del secolare orto-frutteto della Kolymbetra si deve all'intervento del Fondo per l'Ambiente Italiano, alla fine degli anni Novanta.
In quel periodo - segnato da accese polemiche sull'abusivismo nell'area archeologica e sullo skyline urbano della moderna Agrigento - il giardino venne salvato da un irreversibile degrado.
Il limone "nsalataro" e l'arancia "ngannalatri", due varietà di agrumi tipiche della Kolymbetra |
L'antica peschiera che in epoca medievale era stata coltivata dai monaci cistercensi con ogni varietà di ortaggi, alberi da frutto ed essenze, mostrava lo scempio di un decennale utilizzo come discarica di rifiuti.
Tra i rovi ed il proliferare di vegetazione infestante, non era infrequente imbattersi in carcasse di elettrodomestici e di vecchie automobili; laddove oggi si osserva un limpido ruscello, scorrevano i liquami di una fogna.
L'ultimo contadino ad occuparsi della cura di ulivi, mandorli ed altri alberi di agrumi era stato "u zu Ninu Vella".
Da lui, l'agronomo paesaggista Giuseppe Lo Pilato - attuale direttore del Giardino - apprese i più aggiornati ricordi sulla storia di un terreno agricolo sviluppatosi a partire dal medioevo.
Oggi il Giardino della Kolymbetra ha riacquistato il patrimonio ambientale di un tempo.
Spicca, in primo luogo, la presenza delle piante di agrumi, gran parte delle quali autoctone ed assenti nel resto della Sicilia: dodici varietà di arance, cinque di limoni, ed ancora mandarini, cedri, mandaranci e pompelmi.
La Kolymbetra è insomma uno di quegli straordinari ambienti siciliani che ha avuto la fortuna di scampare al disinteresse ed alla distruzione: un dato che permette a quest'angolo della Valle dei Templi di rappresentare il patrimonio di diversità arboree posseduto nei suoi vari territori dall'Isola.
Una stampa della Kolymbetra tratta dall'opera "Engraving Kolymbetra" di Charles L.Chatelet ( 1785 ) |
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