Le devastazioni della seconda guerra mondiale in Sicilia non risparmiarono neppure le strutture di Floriopoli: le tribune, i box e la torre della sala stampa e dei cronometristi di una gara - la Targa Florio - che aveva abbandonato il circuito stradale delle Madonie dal 1937.
Dopo i primi anni di inutilizzo, nel periodo della guerra l'area fu teatro delle occupazioni militari, tedesca prima e poi americana.
I terreni circostanti diventarono luogo di sosta di camion e blindati, mentre gli spazi coperti furono utilizzati come deposito di materiale bellico ( nella zona di Lascari invece l'esercito statunitense impiantò le tende di un attrezzato ospedale ).
Scampata ai bombardamenti e al tiro dell'artiglieria pesante, Floriopoli sopravvisse alla guerra con gli inevitabili guasti provocati alle strutture civili dal corso di quei drammatici eventi.
A testimoniare la rovina e l'abbandono del periodo, sono le fotografie riproposte da ReportageSicilia e pubblicate in origine tra le pagine del Programma Ufficiale della 38a Targa Florio, disputata il 30 maggio del 1954.
Floriopoli era stata nel frattempo ricostruita in tempo per organizzare nuovamente la competizione lungo il "piccolo circuito" delle Madonie, il 9 settembre del 1951.
In quell'occasione, le tribune e gli altri impianti in muratura offrirono un rinnovato colpo d'occhio, "pavesati da bandiere - ha ricordato Pino Fondi in "La leggendaria Targa Florio" ( Giorgio Nada editore, 1989 ) ed infiorati da festoni di alloro di limoni e zagare".
Nello stesso Programma Ufficiale della Targa del 1954, Vincenzo Florio espresse l'emozione per la rinascita di Floriopoli e l'attaccamento all'evento da lui creato.
Con toni di vitalissimo realismo, la sua descrizione delle Tribune restituiscono le tensioni e le attese nelle ore che precedevano il via:
"La sera che precede la Targa vado sempre a riposare tranquillo al Grand Hotel di Termini, sicuro che l'indomani tutto andrà bene.
So che un bel lotto di concorrenti è pronto per la partenza; le Tribune già addobbate e imbandierate a festa; tutti i servizi ben disposti.
Ordine pubblico, commissari, cronometristi, radio, stampa, ristorante, bouvette, biglietteria, acqua, energia elettrica, servizi antincendi, rifornimenti e anche i ragazzi addetti a raccogliere la carta sporca, bucce e rifiuti, perché le Tribune siano pulite sino alla fine della corsa.
Con questa tranquillità i miei risvegli quasi sempre sono stati sereni.
Dico quasi sempre perché per ben tre volte furono tristi: quando cioè la Targa non venne organizzata da me, ma fu manipolata da mani che la deportarono in un campo inadatto, frustandone lo scopo della sua istituzione: Mario Morasso la definì 'una gimkana'!
Altro triste risveglio mi toccò lo scorso anno: mentre la sera della vigilia, durante il rituale pranzo all'albergo di Termini Imerese, le stelle brillavano in cielo, l'indomani mattina pioggia e vento anticiparono la sveglia.
Ci guardammo in faccia con i miei fedeli, pensando allo scempio che doveva essere avvenuto alle Tribune dove ci avviammo con doloroso mutismo.
A distanza intravedemmo il panorama apocalittico; vento e pioggia facevano a gara per spiantare ogni cosa.
Sul posto tutto era sconvolto: tende e bandiere strappate, piante e fiori abbattuti giacevano sulla strada, non ad indicare una festosa battaglia di fiori come ai bei tempi del Comitato Primavera Siciliana, ma a dimostrare la furia degli elementi.
Il vento continuava a insinuarsi ovunque e densi nuvoloni riversavano acqua sopra ogni cosa che non ne aveva affatto bisogno.
in meno di una notte, era stato distrutto il lavoro di un anno!
Mi consolavo pensando che di risvegli piovosi la Targa Florio ne aveva avuto altri, ma in compenso ne aveva avuti molti veramente radiosi, con le colline che circondano le Tribune gremite di pubblico elettrizzato e festante; il parco delle vetture colmo di macchine di ogni tipo; gli stalli dei rifornimenti con le auto pronte per la corsa nel disordinato e armonioso mélange dei vari colori nazionali di ciascuna: rosso, bleu, verde, giallo, bianco...; col formicolio delle tute dei meccanici anch'esse in colori sgargianti, che si muovono affaccendate tra il frastuono dei motori in prova: i venditori ambulanti che con le loro voci e il loro dinamismo danno vita e gaiezza all'esterno delle Tribune, affollate di pubblico appassionato, fra cui cominciano ad adocchiare le Signore ed anche Signori che probabilmente avrebbero vinto il concorso di eleganza..."
I terreni circostanti diventarono luogo di sosta di camion e blindati, mentre gli spazi coperti furono utilizzati come deposito di materiale bellico ( nella zona di Lascari invece l'esercito statunitense impiantò le tende di un attrezzato ospedale ).
Scampata ai bombardamenti e al tiro dell'artiglieria pesante, Floriopoli sopravvisse alla guerra con gli inevitabili guasti provocati alle strutture civili dal corso di quei drammatici eventi.
A testimoniare la rovina e l'abbandono del periodo, sono le fotografie riproposte da ReportageSicilia e pubblicate in origine tra le pagine del Programma Ufficiale della 38a Targa Florio, disputata il 30 maggio del 1954.
Floriopoli era stata nel frattempo ricostruita in tempo per organizzare nuovamente la competizione lungo il "piccolo circuito" delle Madonie, il 9 settembre del 1951.
In quell'occasione, le tribune e gli altri impianti in muratura offrirono un rinnovato colpo d'occhio, "pavesati da bandiere - ha ricordato Pino Fondi in "La leggendaria Targa Florio" ( Giorgio Nada editore, 1989 ) ed infiorati da festoni di alloro di limoni e zagare".
Nello stesso Programma Ufficiale della Targa del 1954, Vincenzo Florio espresse l'emozione per la rinascita di Floriopoli e l'attaccamento all'evento da lui creato.
Con toni di vitalissimo realismo, la sua descrizione delle Tribune restituiscono le tensioni e le attese nelle ore che precedevano il via:
"La sera che precede la Targa vado sempre a riposare tranquillo al Grand Hotel di Termini, sicuro che l'indomani tutto andrà bene.
So che un bel lotto di concorrenti è pronto per la partenza; le Tribune già addobbate e imbandierate a festa; tutti i servizi ben disposti.
Ordine pubblico, commissari, cronometristi, radio, stampa, ristorante, bouvette, biglietteria, acqua, energia elettrica, servizi antincendi, rifornimenti e anche i ragazzi addetti a raccogliere la carta sporca, bucce e rifiuti, perché le Tribune siano pulite sino alla fine della corsa.
Con questa tranquillità i miei risvegli quasi sempre sono stati sereni.
Dico quasi sempre perché per ben tre volte furono tristi: quando cioè la Targa non venne organizzata da me, ma fu manipolata da mani che la deportarono in un campo inadatto, frustandone lo scopo della sua istituzione: Mario Morasso la definì 'una gimkana'!
Altro triste risveglio mi toccò lo scorso anno: mentre la sera della vigilia, durante il rituale pranzo all'albergo di Termini Imerese, le stelle brillavano in cielo, l'indomani mattina pioggia e vento anticiparono la sveglia.
Ci guardammo in faccia con i miei fedeli, pensando allo scempio che doveva essere avvenuto alle Tribune dove ci avviammo con doloroso mutismo.
A distanza intravedemmo il panorama apocalittico; vento e pioggia facevano a gara per spiantare ogni cosa.
Sul posto tutto era sconvolto: tende e bandiere strappate, piante e fiori abbattuti giacevano sulla strada, non ad indicare una festosa battaglia di fiori come ai bei tempi del Comitato Primavera Siciliana, ma a dimostrare la furia degli elementi.
Il vento continuava a insinuarsi ovunque e densi nuvoloni riversavano acqua sopra ogni cosa che non ne aveva affatto bisogno.
in meno di una notte, era stato distrutto il lavoro di un anno!
Mi consolavo pensando che di risvegli piovosi la Targa Florio ne aveva avuto altri, ma in compenso ne aveva avuti molti veramente radiosi, con le colline che circondano le Tribune gremite di pubblico elettrizzato e festante; il parco delle vetture colmo di macchine di ogni tipo; gli stalli dei rifornimenti con le auto pronte per la corsa nel disordinato e armonioso mélange dei vari colori nazionali di ciascuna: rosso, bleu, verde, giallo, bianco...; col formicolio delle tute dei meccanici anch'esse in colori sgargianti, che si muovono affaccendate tra il frastuono dei motori in prova: i venditori ambulanti che con le loro voci e il loro dinamismo danno vita e gaiezza all'esterno delle Tribune, affollate di pubblico appassionato, fra cui cominciano ad adocchiare le Signore ed anche Signori che probabilmente avrebbero vinto il concorso di eleganza..."
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