Una fotografia di villa Napoli a Palermo pubblicata dalla rivista "Vie Nuove" nel settembre del 1968. Le altre immagini del post sono di ReportageSicilia |
La villa fu ulteriormente ridecorata, ma presenta attualmente le originarie caratteristiche cinquecentesche.
Nel parco si trova la 'Cubula' di costruzione normanna e di chiara ispirazione araba.
La parte posteriore della villa è quella che ha subito le maggiori modifiche ed è di disegno settecentesco.
Attualmente è in condizioni del tutto disastrose e al suo interno vivono alcune famiglie tra galline, cani e immondizie che invadono lo scalone.
Tutt'intorno sono sorti palazzi di dieci e più piani e a pochi passi sono in corso dei lavori per la costruzione di nuovi edifici"
In un reportage apparso il 19 settembre del 1968 e dedicato al degrado delle ville storiche del palermitano, la rivista "Vie Nuove" pubblicò l'immagine ora riproposta in apertura da ReportageSicilia di villa Napoli, a Palermo.
La didascalia che accompagnò la fotografia venne intitolata "Villa Napoli, uno scalone per cani, galline e immondizie".
Erano gli anni del "sacco edilizio" di Palermo e del sostanziale disinteresse verso il patrimonio storico-monumentale cittadino; basti pensare al colpevole crollo del palazzo della Zisa, nel 1971, ed al perdurante abbandono dell'Uscibene e della chiesa di Santa Maria della Speranza, tutti di epoca normanna, epoca architettonica celebrata a Palermo da un itinerario dell'Unesco.
Ancora nel 1984, in "Guida alla Sicilia che scompare" ( Sugarco ), Elio Tocco così denunciava il degrado di villa Napoli e degli annessi resti normanni della Cuba Soprana:
"Circa tre anni fa, a villa Napoli si accedeva ancora direttamente dalla strada, il corso Calatafimi.
Oggi invece uno dei monumenti della nostra società, un palazzone anonimo di cemento armato, si è frapposto tra la villa e la strada, lasciando come unica via di accesso un sottoportico.
Se, tuttavia, il cemento armato non è riuscito ancora ad abbattere materialmente la villa, per usufruire della sua vasta area edificabile, tutt'intorno alla costruzione sono sorti nuovi grandi fabbricati, la cui altezza e vicinanza hanno tolto il respiro necessario al monumento, alterandone il rapporto con lo spazio circostante"
Nel parco si trova la 'Cubula' di costruzione normanna e di chiara ispirazione araba.
La parte posteriore della villa è quella che ha subito le maggiori modifiche ed è di disegno settecentesco.
Attualmente è in condizioni del tutto disastrose e al suo interno vivono alcune famiglie tra galline, cani e immondizie che invadono lo scalone.
Tutt'intorno sono sorti palazzi di dieci e più piani e a pochi passi sono in corso dei lavori per la costruzione di nuovi edifici"
La didascalia che accompagnò la fotografia venne intitolata "Villa Napoli, uno scalone per cani, galline e immondizie".
Erano gli anni del "sacco edilizio" di Palermo e del sostanziale disinteresse verso il patrimonio storico-monumentale cittadino; basti pensare al colpevole crollo del palazzo della Zisa, nel 1971, ed al perdurante abbandono dell'Uscibene e della chiesa di Santa Maria della Speranza, tutti di epoca normanna, epoca architettonica celebrata a Palermo da un itinerario dell'Unesco.
Ancora nel 1984, in "Guida alla Sicilia che scompare" ( Sugarco ), Elio Tocco così denunciava il degrado di villa Napoli e degli annessi resti normanni della Cuba Soprana:
"Circa tre anni fa, a villa Napoli si accedeva ancora direttamente dalla strada, il corso Calatafimi.
Oggi invece uno dei monumenti della nostra società, un palazzone anonimo di cemento armato, si è frapposto tra la villa e la strada, lasciando come unica via di accesso un sottoportico.
Se, tuttavia, il cemento armato non è riuscito ancora ad abbattere materialmente la villa, per usufruire della sua vasta area edificabile, tutt'intorno alla costruzione sono sorti nuovi grandi fabbricati, la cui altezza e vicinanza hanno tolto il respiro necessario al monumento, alterandone il rapporto con lo spazio circostante"
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