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mercoledì 10 settembre 2025

I DRAMMATICI "FATTI DELL'ACQUA" A MUSSOMELI

Mussomeli.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia©


"Gli uomini qui portano, senza eccezione, una mantellina di panno blu munita di cappuccio, di foggia così uniforme da sembrare quella di un collegio... La forma del paese è a pan di zucchero, costruito intorno al cono di un colle, a 740 metri di altitudine... con strade ripide e strette, attorcigliate come visceri nel ventre del paese..."

Era un piovoso mese di febbraio del 1954 quando l'inviato del "Corriere della Sera" Ferdinando Chiarelli così descrisse Mussomeli in un articolo che raccontò quelli che nel paese nisseno sono ancor oggi ricordati come i "Fatti dell'acqua": la morte di Giuseppina Valenza, 72 anni, Onofria Pellitteri, di 50, Vincenzina Messina, di 26 e del 16enne Giuseppe Cappalonga. L'eccidio fu il drammatico epilogo di una protesta popolare che il 17 febbraio di quell'anno portò centinaia di persone a radunarsi dinanzi al vecchio Municipio, in piazza Firenze. Da giorni, la popolazione di Mussomeli chiedeva il ritorno della distribuzione idrica nelle abitazioni della parte più alta del paese e l'annullamento degli esosi canoni di pagamento dell'acqua - 6.250 lire per il biennio 1953-1954 - richiesti dall'Ente Acquedotti Siciliani. Nei mesi precedenti, il Comune di Mussomeli aveva inutilmente cercato di porre fine alle perdite della rete urbana che garantiva l'erogazione di appena 700 metri cubi di acqua per 17.000 abitanti: un progetto vanificato dalla richiesta negata di un mutuo da 50 milioni di lire. Dopo il passaggio di gestione del servizio idrico cittadino, l'EAS non aveva ancora eseguito gli invocati interventi di rifacimento della rete. L'acqua arrivava nelle case solo per un paio di ore al giorno, uscendo a filo dai rubinetti: così, quella richiesta del canone - intempestiva e beffarda - aveva finito con l'esasperare centinaia di famiglie.

In tarda mattina, poco prima di una riunione fra il sindaco Sorce ed il Prefetto di Caltanissetta - preceduta da un incontro interlocutorio fra lo stesso Sorce ed una delegazione di cittadini -  la folla di dimostranti scesa nuovamente in strada iniziò un lancio di pietre contro l'edificio comunale. Sembra che l'eccitazione della protesta avesse fatto pronunciare frasi minacciose contro il sindaco. Un gruppo di Carabinieri, dopo avere inutilmente chiesto ai manifestanti di allontanarsi,  esplose allora sette candelotti lacrimogeni; nell'improvviso caos, le tre donne ed il ragazzo rimasero schiacciati nei pressi di via della Vittoria dalla convulsa corsa dei fuggitivi. Altre decine furono i feriti, e fra questi un bambino di 7 anni, ricoverato in ospedale con un grave trauma cranico.



Ai funerali delle vittime dei "Fatti dell'acqua", celebrati il giorno dopo a spese del Comune, prese parte l'intero paese.

"In quattro bare di abete di cui una, la più piccola, il falegname non aveva fatto in tempo a verniciare di nero per la fretta, le vittime di Mussomeli - scrisse ancora Ferdinando Chiarelli - sono state portate al camposanto questa mattina alle 11 sotto la pioggia. Non sono state sepolte. Le hanno deposte in fila nella camera mortuaria, sul pavimento di vecchi mattoni, in attesa dell'autopsia. Una folla di diecimila persone le aveva seguite dalla chiesa parrocchiale fino ai cancelli del cimitero, davanti ai quali era poi rimasta per un pezzo impietrita, la testa nascosta sotto il cappuccio dei mantelli per ripararsi dall'acqua, così silenziosa che non si udiva uno scalpiccio, né un singhiozzo, ma soltanto il rumore della pioggia nel folto dei grandi cipressi. Soltanto più tardi, poco prima che la folla si decidesse a risalire nel paese, si è udito vociare iroso: qualcuno stava tentando di distruggere la corona di fiori inviata dal Municipio. E' stato un breve sussulto, l'ultimo guizzo di una fiammata di odio ormai apparentemente spenta..."

L'eccidio di Mussomeli provocò allora le inevitabili polemiche politiche fra democristiani e comunisti, arrivando sino al Parlamento nazionale e coinvolgendo il presidente del Consiglio e ministro dell'Interno, Scelba. Fu istituita una commissione d'inchiesta, che alla fine delle audizioni non individuò responsabilità per la morte delle tre donne e del ragazzo. Il 19 ottobre di quello stesso 1954, il Tribunale di Caltanissetta condannò invece 27 dei 44 manifestanti sottoposti al fermo per oltraggio aggravato e continuato. Le pene più pesanti - con sospensione condizionale - furono inflitte al locale segretario della Camera del Lavoro Salvatore Guarino - 9 mesi e 15 giorni - Francesco Catania, Salvatore Mancuso e Diego Seminatore, tutti condannati a 8 mesi e 15 giorni.  



Settantuno anni dopo i "Fatti dell'Acqua", Mussomeli e la provincia di Caltanissetta continuano a soffrire un'atavica crisi idrica. Le aspettative di forniture regolari e della disponibilità di moderne reti di distribuzione rimangono ancora disattese. Si è forse anche persa la voglia e la capacità di rivendicare civilmente il diritto all'acqua nella Sicilia del 2025. Così, l'assuefazione è oggi la prospettiva peggiore per il futuro di un'Isola e dei suoi abitanti che si stenta a definire realmente al passo con il vivere nel diritto ai beni primari.

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