| Gita in asino al castello di Ustica. Fotografia accredita ad "Assessorato Turismo", opera citata nel post |
Nel 1961, l'isola di Ustica - chiusa per sempre la sua storia di colonia penale - cominciò a diventare la meta di un turismo capace di apprezzarne l'appartata bellezza ambientale. Di questo cambio di identità scrisse così Franco Tomasino in un reportage dal titolo "Un'isola nuova per i turisti" pubblicato nel giugno di quell'anno dalla rivista "Sicilia", edita a Palermo dall'assessorato regionale al Turismo:
"Anni fa, chi vi giungesse, qualche sparuto innamorato dello inedito e le famiglie dei confinati, avvertiva il senso remoto dell'isolamento e la presenza viva, incalzante, fastidiosa, di "loro", quegli uomini infelici o disperati che vivevano fuori dal consorzio civile il loro dramma di espiazione...
Entriamo ad Ustica, ci vengono incontro asinelli dalla lunga coda, dall'aria estremamente riposata. Si direbbe che anziché lavorare loro, facciano lavorare quei bambini d'aria furbissima che li tengono agilmente per la cavezza, offrendoli ai visitatori per l'entrata in paese. E sono pochi a rifiutarsi l'occasione di un passaggio tanto pittoresco quanto funzionale: perché Ustica paesisticamente vive in mezzo alla roccia scabra sulla quale l'uomo ha lavorato di piccone facendo sorgere le sue abitazioni. Stradette anguste in salita spesso scoscesa; l'asino è quello che ci vuole..."
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