Si racconta che intorno al 1845 un veliero italiano partito dalle isole Eolie sotto il comando del capitano Re attraccò nel porto australiano di Perth, scoprendo una terra dal clima mite e dalla terra ricca di frutti.
Negli anni a venire, questo episodio avrebbe segnato il destino di migliaia di eoliani, trasformandoli in emigranti verso le lontanissime terre d'Australia, della Nuova Zelanda e poi degli Stati Uniti. La popolazione delle isole passò così dai 22.000 residenti del 1881 ai 15.000 del 1951; Melbourne - dove nel 1925 i fratelli Stefano e Giuseppe Tesoriere e Stefano Di Mattina fondarono la "Società di Mutuo Soccorso Isole Eolie" - diventò la città in cui si ritrovò la maggiore comunità di emigrati eoliani in Australia.
Lo spopolamento delle Eolie - le cui vigne avevano cominciato a subìre alla metà del secolo XIX gli attacchi della filossera - si rivelò allora nell'abbandono di centinaia fra terreni agricoli, edifici rurali e barche da pesca; gran parte dei migranti eoliani non avrebbero mai più fatto ritorno a casa e nei decenni successivi molti di quei beni abbandonati - soprattutto le abitazioni - sarebbero finiti in mano a scaltri mediatori d'affari. Così, numerosi "continentali" avrebbero acquistato le vecchie case degli isolani, facendo delle Eolie la loro meta di soggiorno estivo.
Una testimonianza di questo passaggio storico nelle vicende delle isole messinesi si può leggere nelle pagine dell'opera "Volto delle Eolie", edita nel 1951 da S.F.Flaccovio di Palermo con testi di Vitaliano Brancati, Fosco Maraini e Massimo Simili.
Il volume - ristampato nel 1993 in occasione della "Settimana Mediterranea del Film Antropologico" di Palermo - contiene numerose fotografie scattate dal gruppo costituitosi intorno ai fondatori della "Panaria Film" ( Maraini, Cupane, Trimbali, Di Napoli, Costa, Moncada e Greco ).
ReportageSicilia ripropone gli scatti che ritraggono visi e figure di alcuni eoliani di allora: anziani dai volti scavati dalle rughe e dal sole, donne impegnate in lavori maschili o personaggi che ricoprivano ruoli di rilevanza sociale in quella società eoliana del secondo dopoguerra pesantemente disgregata dai flussi migratori.
Osservando alcuni di quelle figure, si coglie il senso di quella consapevole solitudine che rende dignitosa la fatica di vivere in condizioni di isolamento, anziano fra gli altri anziani o donna fra altre donne i cui mariti e fratelli vivono in luoghi lontanissimi; per gli eoliani rimasti in quel periodo nelle loro isole, neppure il futuro volto turistico dell'arcipelago avrebbe avuto il tempo di cambiare l'orizzonte del loro mondo, immobile fra l'azzurro del cielo ed il blu del mare Tirreno.
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