"A Comiso mancano le maschere barocche che riscontriamo nei centri vicini di Ragusa, Modica e Scicli.
Il ricco repertorio liberty diventa pertanto una testimonianza ancora più preziosa, dato l'elevato numero di sculture ( oltre un centinaio mi pare ) che Giovanni Iemulo ha individuato.
Sono volti di ragazze i cui capelli lunghi scendono sulle guance e talvolta si avvitano con fiori e rami ricchi di foglie; alcune hanno visi rotondi e occhi luminosi; altre hanno lineamenti asciutti e occhi bassi e riflessivi.
In modo sorprendente non risentono del tempo, non sono come si suol dire datati, ma sembrano recuperati da rotocalchi freschi di stampa, da studi fotografici contemporanei..."
Così lo storico dell'arte Paolo Nifosi illustrò le fotografie di Giovanni Iemulo nel catalogo di presentazione della mostra "Volti di Pietra", ospitata nell'aprile del 1993 all'interno del foyer del Teatro Comunale di Comiso.
Gli scatti di Iemulo - oggi bibliotecario della Fondazione Gesualdo Bufalino e generoso ambasciatore della cultura iblea ( suo il cortese via libera alla loro riproposizione su ReportageSicilia ) - riscoprono i volti di donna scolpiti su porte d'ingresso, chiavi d'arco e balconi del tessuto urbano comisano datato fra fine Ottocento ed inizi del secolo successivo.
Si tratta di piccole opere d'arte che, sia pure presenti in altre zone del liberty siciliano, a Comiso sembrano avere trovato particolare sviluppo ed abilità d'esecuzione.
In un'altra prefazione al catalogo della mostra, Massimo Onofri - il maggiore estimatore della letteratura siciliana degli ultimi decenni ( suo il recente "Passaggio in Sicilia", edito da Giunti Editore nel 2016 ) ricorda il contesto ambientale ed artistico dal quale germinarono i "Volti di Pietra" ritratti da Iemulo:
"E scopriamo, finalmente, quale prezioso pantheon di domestiche divinità abbia eretto, in felice concordia, quell'anonima folla di picconieri sbozzatori e tagliapietre, scalpellini e capomastri che in questo paese hanno operato e vissuto nei primi trenta quarant'anni del secolo.
Siamo, occorre aggiungerlo, in quella ormai lontana Comiso, stretta fra infiniti muri a secco e rinomate cave, ove nasceva nel 1907 la Regia Scuola D'Arte e da cui si muovevano, sulla linea ferroviaria Siracusa-Licata, lenti convogli carichi di pietra bianca per le più varie destinazioni.
Quella Comiso, insomma, ove si celebravano gli umili fasti di una società fondata 'sull'abilità manuale e l'innocenza del cuore' di cui tante volte ha scritto Gesualdo Bufalino..."
Chi fossero gli anonimi artisti della pietra capaci di dare espressione e umano carattere a quei volti lapidei, è ancora materia di citazione per Paolo Nifosi: Biagio Lucenti, Biagio Vitale, Biagio Puglisi, i fratelli Iacono, i fratelli Catalano.
Il suo elenco di nomi comisani si unisce a quello di altri compaesani che lo stesso Bufalino aveva inserito nel 1982 nel "ritratto-epitaffio" di "Museo d'ombre": il cantoniere Agostino, Papè "Carruvedda", Cola Gallo, Roccu Pilliru, il dottore Cabibbo, Niniello Caruso...
Le fotografie di Giovanni Iemulo - immagini che restituiscono respiro e stati d'animo all'inerte fissità di donne centenarie - riscoprono un pezzo d'identità di quella Comiso che Gesualdo Bufalino, nelle pagine di "Museo d'ombre", indicava come un paese ormai omologato a luoghi e persone delle città.
Un luogo che, secondo Bufalino
"scimmiotta ormai a tal segno - in cemento, decibel, gerghi, diossine - le gravezze metropolitane da far nascere il dubbio che sia prossima l'omologazione finale, quando, distrutto l'ultimo vestigio del Singolo e dell'Alieno, non rimarrà ai superstiti che scendere nelle catacombe con un disco di Mozart nascosto sotto la giacca..."
"E scopriamo, finalmente, quale prezioso pantheon di domestiche divinità abbia eretto, in felice concordia, quell'anonima folla di picconieri sbozzatori e tagliapietre, scalpellini e capomastri che in questo paese hanno operato e vissuto nei primi trenta quarant'anni del secolo.
Siamo, occorre aggiungerlo, in quella ormai lontana Comiso, stretta fra infiniti muri a secco e rinomate cave, ove nasceva nel 1907 la Regia Scuola D'Arte e da cui si muovevano, sulla linea ferroviaria Siracusa-Licata, lenti convogli carichi di pietra bianca per le più varie destinazioni.
Quella Comiso, insomma, ove si celebravano gli umili fasti di una società fondata 'sull'abilità manuale e l'innocenza del cuore' di cui tante volte ha scritto Gesualdo Bufalino..."
Il suo elenco di nomi comisani si unisce a quello di altri compaesani che lo stesso Bufalino aveva inserito nel 1982 nel "ritratto-epitaffio" di "Museo d'ombre": il cantoniere Agostino, Papè "Carruvedda", Cola Gallo, Roccu Pilliru, il dottore Cabibbo, Niniello Caruso...
Le fotografie di Giovanni Iemulo - immagini che restituiscono respiro e stati d'animo all'inerte fissità di donne centenarie - riscoprono un pezzo d'identità di quella Comiso che Gesualdo Bufalino, nelle pagine di "Museo d'ombre", indicava come un paese ormai omologato a luoghi e persone delle città.
Un luogo che, secondo Bufalino
"scimmiotta ormai a tal segno - in cemento, decibel, gerghi, diossine - le gravezze metropolitane da far nascere il dubbio che sia prossima l'omologazione finale, quando, distrutto l'ultimo vestigio del Singolo e dell'Alieno, non rimarrà ai superstiti che scendere nelle catacombe con un disco di Mozart nascosto sotto la giacca..."
Buongiorno,
RispondiEliminaIo sto eseguendo un sito web dedicato all'art nouveau in tutto il mondo ( https://art.nouveau.world/) e vorrei utilizzare le foto di "volti di pietra" di Giovanni Iemulo .
Come posso mettermi in contatto con signor Iemulo?
Forse potreste essere così gentile da chiedergli il permesso per me?
Tutte le foto pubblicate sul mio sito web contengono il nome dell'autore e hanno un link al sito web dell'autore.
Attendo con impazienza la sua risposta,
Andrei
https://art.nouveau.world/
(Scusi per il mio italiano tradotto da Google)