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lunedì 22 ottobre 2018

LA SEVERA QUIETE DELL'AMENA ISOLA DI MOZIA

Stele funebri di pietra arenaria a Mozia.
Fotografia di ReportageSicilia
"'Diva solitudo' avrebbe scritto Tacito davanti a questo paesaggio di acque basse e calme, agavi del Kenia, piante grasse, ulivastri, vigne, ciuffi di pini marittimi e resti di costruzioni invase dalla vegetazione.
La quiete severa - scrisse Vincenzo Tusa nel luglio del 1963 ( in "Un'isola senza snob", "le vie d'Italia" del Touring Club Italiano - è compatta come la roccia.
E' un grumo di roccia quasi tondo in mezzo allo Stagnone di Marsala, uno specchio di mare singolare, piuttosto simile a un tratto di laguna veneta, per di più circondato da saline su cui si levano incredibili mulini a vento olandesi, otto chilometri a nord della bianca città siciliana.
La vita civile di Mozia è tutta qui: le case che ospitano le famiglie dei due guardiani e ogni tanto qualche archeologo, qualche visitatore.
L'isola non può essere oggetto di una visita frettolosa.
Bisogna andarci e ritornarci, vederla in tutte le ore e in tutte le luci, perchè, in realtà - e non paia retorica ciò che diciamo - il luogo, pur non avendo nulla di spettacolare, è di un'amenità senza confronti"

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