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sabato 16 novembre 2019

FOLCO QUILICI FRA LE "BALZE SOMMERSE" DELL'ISOLA FERDINANDEA

Disegno dell'isola Ferdinandea
eseguito l'undici agosto del 1831
dal professore Carlo Gemellaro

Non-luogo per eccellenza nella geografia vulcanica della Sicilia, l'isola Ferdinandea - sorta dal mare dinanzi Sciacca tra il 10 e l'11 luglio del 1831 e scomparsa agli inizi di dicembre dello stesso anno - è motivo di attrazione per esperti subacquei.
Dopo una traversata fra la costa saccense e Pantelleria, i suoi resti - spesso al centro di forti correnti - si trovano a circa 7 metri dalla superfice dell'acqua. 
Il fascino di ciò che rimane di un isolotto che per qualche settimana suscitò una contesa territoriale fra governo borbonico ed Inghilterra ha colpito anche l'esploratore del mare, scrittore e documentarista Folco Quilici.
La testimonianza di questo interesse è contenuta nelle pregevoli pagine di "Tutt'attorno la Sicilia. Un'avventura di mare", edito da UTET ( 2017 ), pochi mesi prima la scomparsa dell'autore:



"L'immersione alla Ferdinandea la feci, in un giorno d'estate e di relativa calma, dopo aver conosciuto un sub di nome Stefano, offertosi di guidarmi in quel banco semiaffiorante.
Dopo scrupolosa preparazione dell'attrezzatura, aver atteso una previsione meteo favorevole e firmato un congruo assegno per Stefano, con la motobarca necessaria a condurci, lasciammo il porto di Marettimo, al primo chiarore del giorno, ed entrammo in acqua a sole sorto da poco.



Tra ombre dominanti, aiutati dai fasci di luce delle nostre lampade subacquee, penetrammo nelle fessure tra massi granitici, rifugi di una fauna stanziale presente in quantità e varietà.
Nessun sistema di pesca poteva turbare più di tanto chi viveva in un simile intreccio di asperità e caverne: aragoste apparivano tra le rocce; murene, cernie, corvine non temevano intrusioni, lasciandosi fotografare a un palmo di distanza.
Un cefalo argenteo, gigante per la sua specie, accettò il boccone che offrivo, proveniente dalla cucina del ristorante di Marettimo dove avevo cenato la sera prima.
Il gestore, incartando il cibo di scarto, aveva borbottato:

'L'isola Ferdinandea non è più in superficie.
Ma a qualche decina di metri i suoi abitanti si dimostreranno accoglienti, se lei si affaccerà alle loro tane con i dovuti omaggi'

Nello spazio d'acque dove la Ferdinandea era scomparsa in un mosaico irregolare di ombre e luci, pareti rocciose offrivano riparo da impetuose correnti che costringevano i sub a fatiche da alpinisti in quota, alla ricerca di anfratti per proteggersi dalle raffiche d'una bufera.
Nei giorni lontani dei miei trent'anni e di quella mia immersione, con un riflettore ben stretto nelle mani sfiorai quelle balze sommerse.



Tra i quaranta e i cinquanta metri, raggiunsi una cavità dove mi azzardai ad entrare.
Mi rassicurava la tranquillità della guida al mio fianco che, facendo segni con la mano, mi invitava a seguirlo dove la sua lampada illuminava labirinti popolati di vita come nessun'altra grotta subacquea m'aveva mai offerto, dentici e muggini di dimensioni colossali"


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