"Ritratto di ignoto marinaio", l'opera di Antonello da Messina conservata al Museo Mandralisca di Cefalù. La foto del post è di Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
"Ho trascorso in Sicilia l'ultima vacanza con mia moglie ( Pat Kavanagh, agente letterario, scomparsa nel 2008, ndr ).
Ricordo quella luce di maggio, i fiori di campo, un raduno di appassionati in sella alle loro vespe e quel piccolo museo con il 'Ritratto d'ignoto marinaio' di Antonello da Messina.
Non ho trovato nulla di simile altrove"
Intervistato a Londra da Dario Pappalardo per "Robinson", ( il bel supplemento de "la Repubblica" ) pubblicato lo scorso 19 novembre, lo scrittore e saggista inglese Julian Barnes ha così espresso la sua ammirazione per il Museo Mandralisca di Cefalù.
L'indicazione di Barnes - cultore d'arte e abituale frequentatore dei musei nei tanti Paesi da lui visitati - è un tributo ad una di quelle attrattive siciliane che noi siciliani dimostriamo di non sapere proteggere e valorizzare.
Il sorprendente apprezzamento riservato da Barnes al "Ritratto d'ignoto marinaio" di Antonello da Messina - l'opera più nota fra quelle conservate dal museo cefaludese - è infatti emerso pochi giorni dopo la notizia che la Regione ha ridotto i suoi finanziamenti al Mandralisca, sino a sollevare i timori di una sua possibile chiusura.
Certo, il problema della penuria dei fondi da destinare alla gestione dei beni culturali riguarda molti altri musei ed aree archeologiche dell'Isola; tuttavia, proprio l'opinione di Julian Barnes rilancia vecchi dubbi e nuove recriminazioni sulla gestione delle risorse economiche operata in Sicilia negli ultimi decenni.
Sui tanti milioni di euro - e prima ancora, sui miliardi di lire - impegnati cioè in progetti fallimentari e/o clientelari, estranei a quel tessuto di risorse ambientali, culturali e turistiche che ancor oggi compone la trama identitaria siciliana.
In ultima analisi, ci voleva un'intervista realizzata a Londra per ricordarci quanto ancora nell'Isola rimane di memorabile agli occhi dei non siciliani, e per sperare che i siciliani possano smettere di essere i peggiori nemici delle proprie risorse e di sé.
L'indicazione di Barnes - cultore d'arte e abituale frequentatore dei musei nei tanti Paesi da lui visitati - è un tributo ad una di quelle attrattive siciliane che noi siciliani dimostriamo di non sapere proteggere e valorizzare.
Il sorprendente apprezzamento riservato da Barnes al "Ritratto d'ignoto marinaio" di Antonello da Messina - l'opera più nota fra quelle conservate dal museo cefaludese - è infatti emerso pochi giorni dopo la notizia che la Regione ha ridotto i suoi finanziamenti al Mandralisca, sino a sollevare i timori di una sua possibile chiusura.
Certo, il problema della penuria dei fondi da destinare alla gestione dei beni culturali riguarda molti altri musei ed aree archeologiche dell'Isola; tuttavia, proprio l'opinione di Julian Barnes rilancia vecchi dubbi e nuove recriminazioni sulla gestione delle risorse economiche operata in Sicilia negli ultimi decenni.
Sui tanti milioni di euro - e prima ancora, sui miliardi di lire - impegnati cioè in progetti fallimentari e/o clientelari, estranei a quel tessuto di risorse ambientali, culturali e turistiche che ancor oggi compone la trama identitaria siciliana.
In ultima analisi, ci voleva un'intervista realizzata a Londra per ricordarci quanto ancora nell'Isola rimane di memorabile agli occhi dei non siciliani, e per sperare che i siciliani possano smettere di essere i peggiori nemici delle proprie risorse e di sé.
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