Un tratto delle mura di Gela riemerse dalle dune di sabbia fino al 1952. Le fotografie sono tratte da "Guida di Gela", opera citata |
Costruite con blocchi di calcare perfettamente squadrati nella parte inferiori e mattoni quadrati di argilla cruda seccata al sole nella parte superiore, le mura greche di Gela costituiscono una delle più importanti testimonianze di architettura militare antica del Mediterraneo.
La storia della loro scoperta è stata riassunta nel 1958 in "Guida di Gela" ( Pleion, Milano ) dai due archeologi che qui vi hanno condotto fondamentali campagne di scavo: il parmense Piero Orlandini e il romeno Dinu Adamesteanu, che nello stesso anno di pubblicazione della guida inaugurarono a Gela il nuovo Museo Archeologico.
"Fino al 1948 - si legge nella loro "Guida di Gela" - la zona di Capo Soprano era ricoperta, nella sua estremità occidentale, da una serie di dune mobili, alcune delle quali alte 12 metri.
Sotto queste dune giaceva sepolto uno dei monumenti più importanti che l'antichità ci abbia lasciato, vale a dire un lungo tratto delle mura greche di Gela, riemerse dopo 2300 anni in splendido stato di conservazione.
E' interessante notare che nel 1941, prima dello sbarco alleato in Sicilia, sulle dune che ricoprivano le antiche mura venne costruita una serie di fortini in cemento armato: la linea di questi fortini ripeteva esattamente la linea della fortificazione greca. Quest'ultima venne scoperta casualmente cinque anni dopo, nel 1948.
Dopo una serie di saggi condotti fino al 1952, le mura furono completamente scavate fra il 1953 ed il 1954 con fondi straordinari concessi dalla Cassa per il Mezzogiorno.
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