E' il 16 ottobre del 1955. Dinanzi le gremite Tribune di Cerda sfila una delle Mercedes SLR che dominarono la 39a Targa Florio. La foto è tratta dall'archivio dell'assessorato regionale al Turismo |
Trovare un rivolo di finanziamento fra i fondi europei, nazionali e regionali che dovrebbero risollevare l'economia della Sicilia dopo la pandemia. Quindi, disporre un bando internazionale per attuare il progetto, tutelandolo da interessi particolari e malaffari: la completa ristrutturazione dei 72 chilometri dello storico "Piccolo Circuito delle Madonie", sconciati da decenni di abbandono, dalle frane e dall'abitudine di noi siciliani a vagheggiare i buoni propositi piuttosto che a realizzarli: una "colpa del fare" tutta isolana, alimentata in modo avvilente dalla tara del campanilismo e degli interessi di bottega. Poiché i buoni propositi non sono mai abbastanza, l'occasione potrebbe inoltre ridare dignità strutturale alle Tribune di Cerda e rimediare a recenti scempi; uno su tutti, la visibilissima e incontrastata devastazione del monumentale ponte di Scillato, uno dei tratti stradali distintivi dei 72 chilometri del tracciato. La sistemazione del "Piccolo Circuito" costituirebbe in primo luogo un atto di attenzione verso la popolazione delle Madonie, che potrebbe usufruirne per le normali esigenze quotidiane. Il ripristino della viabilità sarebbe poi uno straordinario prologo alla possibilità di sfruttare pienamente in Sicilia e per la Sicilia in chiave turistica l'eredità storica rappresentata in tutto il mondo dalla Targa. Lo stesso Vincenzo Florio, del resto, fu consapevole che la sua manifestazione motoristica avrebbe fatto conoscere al mondo le Madonie, facendo diventare Termini Imerese prima e poi Cerda luoghi che da troppo tempo sono solo nostalgici sinonimi di Targa Florio. Una consultazione di Youtube dimostra oggi quanto lo storico circuito stradale sia oggetto di attenzioni ed interesse da parte delle case automobilistiche, spesso "venute giù" per presentare o promuovere i propri modelli lungo i tratti ancora praticabili di un tracciato così apprezzato da Ettore Bugatti in una lettera scritta a Vincenzo Florio:
"Un costruttore il quale segua regolarmente la Targa Florio, può attingervi tutta una serie di insegnamenti che gli sarebbe possibile di ottenere altrimenti sia pure attraverso prove e collaudi au pista o in laboratorio. Tutte le ricerche che la partecipazione alla Targa rendono necessarie, concorrono direttamente al miglioramento generale dell'automobile moderna"
Una rivalutazione della Targa - evento che non immeritatamente potrebbe ottenere il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell'Unesco - potrebbe così diventare una sfida per dimostrare che la Sicilia è capace di guardare al futuro fattivo, andando oltre le celebrazioni per ciò che è stato il glorioso passato della corsa su strada. Nell'Isola, il tempo cammina lento e si trascina il peso di vecchie e spesso dannose abitudini; il recupero dei 72 chilometri ( 72, non 720! ) potrebbe rappresentare una benefica fuga in avanti, dando dimostrazione che la Targa Florio è un patrimonio tuttora vitale per la Sicilia e per quei siciliani eventualmente capaci di valorizzarne la trascurata eredità.
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