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mercoledì 23 aprile 2008

SICILIA DI OGGI


Palermo, chiesa della Magione
( foto REPORTAGESICILIA )

SICILIA DI IERI

Palazzo di Giustizia a Trapani
Imputati del processo per il rapimento di Franca Viola, la ragazza di Alcamo rapita e oggetto di violenza sessuale dallo spasimante Filippo Melodia, che voleva così costringerla ad un matrimonio 'riparatore'.
( foto di Sergio Del Grande, da 'EPOCA' del 18 dicembre 1966 )

CHET BAKER A PALERMO




Come dimenticare lo storico jazz club palermitano del 'Brass Group' di via Duca della Verdura?
Per tanti appassionati di allora - cioè degli anni Settanta ed Ottanta - quello scantinato insonorizzato con pannelli di juta e un Revox per le registrazioni è stato uno straordinario rifugio dove ascoltare, vedere e parlare con i migliori musicisti americani di sempre: Dexter Gordon, Charlie Mingus, Miles Davis, Max Roach, Ornette Coleman, Art Blakey, Al Grey, Sarah Vaughan, e con centinaia di tanti altri straordinari musicisti del jazz.
Per comprendere le emozioni allora regalate in quello scantinato - malinconicamente chiuso da anni, quasi a custodia delle migliaia di note che un tempo lo rendevano vivo - rimane oggi solo il gioco della memoria.
Così, cercando gli archivi dei quotidiani cittadini - 'Il Giornale di Sicilia' e l'Ora' - possiamo tornare alle atmosfere vissute in via Duca della Verdura la sera di venerdi 16 gennaio 1976.
Messi sulla corda dell'attesa dal 'passa parola' e da un telegrafico richiamo nella pagina degli spettacoli, gli appassionati del 'Brass' vissero "la sorpresa e l'incredulità" suscitati dal concerto di Chet Baker, il jazzista bianco forse più emozionante di questo straordinario genere musicale.
Baker volò a Palermo grazie ad una tournee italiana procuratagli dal contrabbassista Giovanni Tommaso.
La tappa al 'Brass Group' non fu però priva di contrattempi.
Al suo arrivo all'aeroporto di Punta Raisi, il trombettista pretese di guidare personalmente l'automobile messa a disposizione dal club palermitano. A malincuore, l'autista di fiducia del 'Brass Group' gli cedette il volante; e Baker - malgrado le indicazioni di non abbandonare l'autostrada diretta a Palermo - decise di imboccare lo svincolo per la provincia di Trapani, perdendosi così nelle deserte campagne di Santa Ninfa.
Ma i fuoriprogramma non finirono lì: il pianista Harold Danko - partner allora abituale di Baker - ed il batterista Bruno Biriaco non riuscirono infatti ad arrivare in tempo in Sicilia.
Fu così che si fece ricorso a due musicisti palermitani: il pianista Enzo Randisi - più giustamente ricordato come valido vibrafonista - ed il batterista sessionman Gianni Cavallaro. Il risultato, a leggere la recensione del 'Giornale di Sicilia' - non fu del tutto felice: "il trombettista ha dato vivaci e ingiustificati segni di insofferenza nei confronti dei suoi compagni. Tutto questo naturalmente ha causato una certa tensione fra i musicisti e fra il pubblico...".
Quella serata, naturalmente, è rimasta ben impressa nella memoria di Cavallaro.
Durante quella burrascosa performance, il batterista cercò di mediare fra le intemperanze di Baker e l'amico Enzo Randisi.
"Malgrado la nostra richiesta - ricorda a REPORTAGESICILIA - prima del concerto Baker non volle assolutamente provare. In inglese, si limitò a dirmi 'Gianni, guarda che da quando mi hanno spaccato i denti suono la tromba soffiandoci leggermente dentro'. In più, ci rendemmo conto che lui non batteva il tempo dei pezzi, così stavamo sempre sul chi vive per capire quale brano stava incominciando a suonare... Ciò creò un certo sconcerto. A un certo punto ci fu un battibecco, e quando cercai di prendere le difese di Randisi, parlando con un italiano quasi perfetto, Baker mi sorprese con un "e tu, perchè te la prendi tanto, io mica ce l'ho con te!"
Lasciando alla lettura dei due quotidiani la scoperta delle emozioni di quel concerto, occorre aggiungere che Chet Baker suonò anche la sera successiva, sabato 17 gennaio, e la domenica, nel corso di due session conclusive.
Ignazio Garsia - presidente del 'Brass Group' e pianista vicino per sensibilità al lirismo della tromba di Baker - prese quindi per tre volte il posto di Randisi; al gruppo si unì quindi anche il flautista Jacques Pelzer.
"Suonare con lui fu un'esperienza indimenticabile, sembrava che soffiasse dentro un flauto, e le note erano perfette, intense. Alla fine volle ringraziarmi - ricorda Garsia - e mi propose addirittura di seguirlo per altri concerti fissati in quel periodo in Italia".
Con la formazione di Garsia, Baker mise la firma ad un concerto che, secondo il sito http://www.chetbaker.net/, è stato pubblicato in un CD dall'etichetta italiana 'Philology', con il titolo 'Chet Baker - Brass Group Palermo Italy': la lista dei titoli comprende 'Rag's dream', 'Deep in a dream of you', 'Love vibration', 'If you see me now', Solar', 'All the things you are' e 'Forgetful'.
In realtà, questa testimonianza delle serate di Chet Baker a Palermo rimane al momento una registrazione 'privata', mai messa in commercio dalla 'Philology'; l'unica traccia edita - nella raccolta di inediti 'Chet Baker in Italy Unissued 1975-1988' della stessa 'Philology' è l'intensa 'Forgetful'.
Ascoltando questa isolata gemma - fra i rumori di una bottiglia che scivola sino al palco e un 'ok!, ok!' rivolto ai suoi accompagnatori - cogliamo "la gioia" vissuta allora al cospetto di un Chet Baker che il cronista palermitano non potè che definire come "mito vivo, trombettista dallo swing eccezionale e dalla sensibilità artistica fuori dall'ordinario".
Da parte sua, a distanza di 32 anni da quelle straordinarie serate, Gianni Cavallaro non può fare a meno di sottolineare la grandezza di Baker: "Era un grande uomo, un poeta del jazz, e come tale - spiega il batterista palermitano - bisognava capire ogni suo comportamento. Dinanzi a lui, noi eravamo veramente piccoli..."










lunedì 21 aprile 2008

SICILIA DI OGGI


Palermo, edicola di Santa Rosalia nel quartiere Kalsa

( foto REPORTAGESICILIA )

SICILIA DI IERI


Chiromante

Autore, luogo e data sconosciuti

( dal settimanale 'IL TEMPO' del 14 ottobre 1958 )

GIULIANO, IL MEMORIALE DI 'EPOCA'












Nell'elenco dei 'misteri d'Italia' del secondo dopoguerra, la Sicilia è presente con numerosi episodi, legati - principalmente - ad episodi criminosi riconducibili al vecchio intreccio fra Stato e mafia: un connubio sancito spesso in un gioco di interessi portato avanti tanto dai servizi segreti italiani quanto - soprattutto in determinati periodi storici - dagli interessi strategici statunitensi.
Alcuni storici indicano nell'eccidio siciliano di Portella delle Ginestre - nel 1947 - la prima 'strage di Stato' dell'epoca repubblicana; il mistero sui suoi mandanti si lega di conseguenza anche al ruolo di Salvatore Giuliano, il bandito di Montelepre ucciso nel 1951 al termine di una contraddittoria ed ambigua stagione separatistica.
La figura di Giuliano suscitò sin dalle sue prime azioni militari l'interesse dei giornali e delle riviste; ed è indubbio che il mito del 'picciotto' di Montelepre sia stato alimentato soprattutto da quella stampa da rotocalco che, negli anni Cinquanta e Sessanta, rilanciò le attenzioni dei lettori verso la 'cronaca nera', censurata in precedenza dal fascismo.
Ad accrescere il mito di Giuliano non potè allora non contribuire l'ancor oggi praticato 'gioco dei memoriali': la pubblicazione cioè dei diari personali - quasi mai autentici, spesso manipolati, quasi sempre falsi - di personaggi protagonisti appunto delle cronache e dei misteri d'Italia.
REPORTAGESICILIA ripropone la pubblicazione della prima parte di un 'diario' attribuito al bandito monteleprino; lo 'scoop' portò la firma, nei numeri di gennaio e febbraio 1961, del settimanale 'EPOCA'.
In anni più recenti, giornalisti e ricercatori sono più volte tornati sui retroscena della strage di Portella delle Ginestre e sulla figura di Salvatore Giuliano: fra questi, lo storico Giuseppe Casarrubea, autore di numerosi saggi sull'argomento.
In tema di 'memoriali', le sue valutazioni propendono verso lo scetticismo.
"Cose analoghe al 'diario' proposto da 'EPOCA' nel 1961 - scrive Casarrubea per REPORTAGESICILIA - sono state pubblicate in varie riviste, fra cui 'GENTE', senza che però si sia mai potuto verificare la fonte e l'attendibilità. Articoli simili, di natura giornalistica o cronachistica, sono serviti a costruire nel tempo ( cominciò Mike Stern già nel 1943-44 ) una visione deformata delle cose e della storia".
Dalle parole di Casarrubea emerge dunque un chiaro sospetto circa la 'genuinità' del presunto diario di Giuliano proposto da 'EPOCA'.
"Basta riflettere sul fatto - nota Casarrubea - che il testo parla dei fatti in terza persona ( cosa che solo Giulio Cesare avrebbe potuto fare con il suo 'De bello gallico' ) e che i periodi sono stilisticamente corretti, cosa che nei manoscritti di Giuliano non è dato riscontrare, specie negli anni più vicini alla sua uccisione, dal 1948 alla vigilia di quella tragica notte tra il 4 e 5 luglio del 1950".

lunedì 14 aprile 2008

SICILIA DI OGGI

Palermo, il golfo dalla spiaggia di Romagnolo
( foto REPORTAGESICILIA )