Pubblicata con un errore di grafica sulla rivista dell'ENIT "l'Italia" nell'agosto del 1954, una fotografia del villaggio turistico di Santa Lucia ne ricorda lo spettacolare sguardo sulla rocca del paese
"Alfonso entrò in un giardino semibuio, rischiarato qua e là da fioche lampade, nascoste fra i cespugli, lungo i viali di ghiaia.
La musica di un'orchestrina si diffondeva per l'aria, tra gli ulivi e le palme.
Odori insinuanti di fiori, gelsomino, di natura serpeggiavano nell'aria tiepida della sera.
Alfonso si diresse verso il centro, dove si scorgeva una luce più intensa e da dove sembrava venisse la musica.
Si trovò davanti uno spazio ammattonato, una pista da ballo circolare, attorno alla quale erano disposte in semicerchio e in più file delle sedie a sdraio.
L'orchestra, nascosta in un angolo, suonava una musica lenta e, sulla pista, due o tre coppie di ballerini, strettamente allacciati, strascinavano sulle mattonelle i piedi scalzi.
Alle sdraio sembrava che non ci fosse nessuno ma, a ben guardare, si scorgevano teste appaiate, mani, braccia, gambe che si contorcevano; si udivano bisbigli, sospiri, risolini sommessi.
Alfonso, smarrito, tirò un sospiro di sollievo.
Benedì quel semibuio che in qualche modo lo metteva a suo agio.
Poi scorse il bar, in fondo, in una sorta di capanno di frasche.
Lì si diresse. Aveva deciso di bere qualche alcolico per darsi un po' di coraggio.
La musica cessò e luci forti, a giorno, si accesero di colpo.
"Whisky doppio" ordinò Alfonso. Bevve d'un fiato. Sembrava lì attorno fosse avvenuta la resurrezione della carne.
Sorsero dalle sdraio come dalla terra, sbucarono dagli angoli bui donne e uomini nudi, abbronzati.
Le donne meravigliose con qualche pezzo di stoffa addosso a coprire qua e là qualcosa; gli uomini, alti, magri, aitanti, con i pantaloncini a fiori o con una tovaglia colorata attorno alla vita.
Alle Hawaii sembrava di essere.
E tutti erano accoppiati, a due a due.
L'orchestra attaccò un shake e tutti furono sulla pista a contorcersi, e a ballare l'una di fronte all'altro con quelle movenze di canagliesca grazia, di sfacciata e di allusiva oscena espressività"
Nel racconto "La prova d'amore" pubblicato nell'opera postuma "La mia isola è Las Vegas" ( Mondadori, 2012 ), Vincenzo Consolo ha ricostruito l'atmosfera di sfrenata sensualità che ha accompagnato la storia ( e le tante leggende ) riguardanti il Village Magique di Cefalù.
Già in passato, ReportageSicilia ha ospitato alcune immagini poco note della tendopoli realizzata a partire dal 1950 su un pianoro digradante sul mar Tirreno di contrada Santa Lucia.
L'accoglienza era spartana, ma la vista sulla rocca di Cefalù era la migliore allora offerta dalle strutture turistiche del paese.
Il villaggio venne ideato su iniziativa dell'editore della rivista francese "Elle"; sembra che la scelta del sito siciliano sia stata suggerita a Paul Morihien dal poeta e romanziere Jean Cocteau.
Il successo del Village Magique di Cefalù, frequentato soprattutto da cittadini francesi e scandinavi, è testimoniato dai numeri: nel 1951 i visitatori furono 41.000, che diventarono 70.000 nel 1957.
L'immagine riproposta da ReportageSicilia venne pubblicata nell'agosto del 1954 sulla quarta di copertina della rivista dell'ENIT "L'Italia"; riaffiora adesso grazie alla preziosa disponibilità documentaria di Michele Di Pietro, uno dei curatori della biblioteca dell'ENIT a Roma.
Come tutti i cefaludesi contesteranno, lo scatto - attribuito al fotografo Teegen - venne in origine stampato al contrario.
Così, la rocca di Cefalù è posta a sinistra rispetto al punto di vista di chi la osserva dalla zona di Santa Lucia: un errore grafico che poco toglie all'atmosfera di primitiva bellezza di questo angolo di costa palermitana di sessant'anni fa.
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