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mercoledì 3 giugno 2015

QUANDO, PER UNO SPOT, LA SICILIA DIVENNE PIU' GRECA DELLA GRECIA

Nel 1972 una pagina promozionale della Regione Siciliana pensata a Milano e pubblicata in Germania Ovest invitò i tedeschi a preferire le bellezze isolane della Magna Grecia al Partenone. 
Da Atene, il regime dei colonnelli rispose minacciando querele; tutti, in quella vicenda, avevano dimenticato le parole di Wolfgang Goethe...


Il tempio di Segesta in una fotografia
del canadese Roloff Beny.
L'immagine è tratta dall'opera "Italia", edita nel 1975
da Arnoldo Mondadori Editore

"Sizilien griechischer als Griechenland?"
Fu nelle prime settimane del 1972 che su un milione e 700.000 copie dei principali giornali e periodici della Germania Ovest comparve un'inserzione promozionale contenente questo provocatorio slogan.
La domanda - "La Sicilia è più greca della Grecia?" - era stata ideata da un'agenzia pubblicitaria milanese per conto dell'assessorato al Turismo della Regione Siciliana; la pagina era stata corredata da una fotografia del tempio di Segesta e da altre immagini dei luoghi dell'arte della Magna Grecia nell'isola. 
Le didascalie magnificavano la grandezza di quei monumenti e la bellezza del mare siciliano: l'inserzione insomma era un sfrontato ed accattivante invito ai tedeschi a considerare l'isola come la "prima scelta" nella ricerca di una vacanza nel cuore della civiltà mediterranea.



La campagna pubblicitaria, costata 20 milioni di lire, dimostrò una certa efficacia anche in tempi assai lontani da internet. 
Prima della fine di febbraio, circa 10.000 lettori ritagliarono e spedirono agli uffici palermitani dell'assessorato di via Notarbartolo il coupon con la richiesta di informazioni allegata all'inserzione.
Chi però non gradì affatto quella pagina promozionale - e soprattutto la domanda che ne costituiva il traino - fu l'Ente Turistico Nazionale Greco: quel titolo poneva in secondo piano la grandiosità dei monumenti nazionali, testimonianza di una civiltà che aveva generato altre città e altre opere d'arte nel resto del Mediterraneo. 
Su mandato delle autorità di Atene - all'epoca governate dal regime dei "colonnelli" - da uno studio legale di Francoforte sul Meno partirono lettere di protesta e minacce di querele indirizzate all'agenzia milanese, all'assessorato al Turismo ed agli stessi periodici che avevano pubblicato l'inserzione.
L'accusa era quella di "cercare in Germania turisti che invece vogliono visitare la Grecia". 

"Con tale pubblicità - contestava l'Ente ellenico - voi e il vostro committente sfruttate la buona fama del concorrente a suo svantaggio. Il lettore intenderà piuttosto la domanda come se fosse ovviamente sottinteso che per conoscere le antichità greche non si deve andare necessariamente andare in Grecia, più lontana, ma basta andare nella più vicina Sicilia, che si può raggiungere a prezzi concorrenti"




Alla protesta di Atene, che chiedeva l'immediato ritiro della pagina, l'assessore regionale al Turismo Pasquale Macaluso rispose con un furbesco sofisma:

"non abbiamo inteso fare uno sgambetto ai nostri concorrenti sul mercato turistico internazionale, ma solo e unicamente servirci di un indovinato slogan pubblicitario che infine evidenzia i nostri monumenti"

L'accusa di concorrenza sleale mossa dai greci andò avanti per qualche settimana; e si sgonfiò al termine della campagna promozionale della Regione Siciliana, sembra senza conseguenze legali.



In precedenza, nessuno fra gli esperti pubblicitari milanesi e i burocrati dell'assessorato al Turismo aveva pensato di "giocare in casa" dei tedeschi dell'Ovest utilizzando come slogan dell'arte greca in Sicilia le parole scritte due secoli prima da Wolfgang Goethe:

"Lo sforzo costruttivo greco - scrisse dopo la sua visita nell'isola, fra il 2 aprile e il 13 maggio del 1787 -si è attuato con una copiosità che resiste alle rovine del tempo.
A questa primavera dell'anima bisognava rifarsi, su questo suolo dove la classicità greca celebra la sua gloria immortale.
Qui occorreva metter piede perché il mondo classico antico si dispiegasse in tutta la sua luce e purezza..." 



   

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