"Le strade di Sicilia sono lente e tortuose. Si adagiano a spirali, come serpenti in letargo, su per le montagne; nere di morbido asfalto sotto il sole, prendono l'impronta di chi vi passa e la conservano a lungo come una memoria del tempo".
Così nel maggio del 1956 il giornalista Beppe Fazio descrisse sulla rivista "Civilità delle macchine" le strade dell'isola, anticipando di un trentennio certa ispirazione letteraria presente nelle pagine americane di "Strade Blu" di William Least Heat-Moon.
Fazio scriveva in tempi in cui viaggiare in automobile era ancora in Sicilia un affare affidato alle carte stradali ed ai cartelli indicatori, lungo vecchie strade statali e provinciali.
Strada fra San Vito Lo Capo ed Erice. L'immagine di Ezio Quiresi è tratta dal II volume dell'opera "Sicilia" edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Gregge di pecore lungo una strada bianca fra Piana degli Albanesi e la strada statale 118. La fotografia è di Oliviero Toscani e venne pubblicata sulla rivista "Le Vie d'italia" nell'ottobre del 1964 |
Le autostrade Palermo-Catania e Palermo-Mazara del Vallo erano ancora allo stato progettuale, ed un viaggio da un capo all'altro dell'isola poteva rappresentare un'esperienza ricca di sorprese e di inaspettati incontri con i tanti paesaggi dell'isola.
Ancora ai nostri giorni, il reticolo viario costiero ed interno della Sicilia ricalca le antiche strade romane che collegavano Palermo sino alla valle dell'Eleutero, quelle del San Leonardo e del Torto, le pendici sudoccidentali delle Madonie fino al passo dell'Ogliaro - tra Vallelunga e Santa Caterina Villarmosa - e, da qui, attraverso le valli del Belice e del Salso, verso Enna.
Il golfo di Patti e Capo Calavà dalle mura greche di Tindari. Lo scatto è di Josip Ciganovic ed è tratto dal I volume dell'opera "Sicilia" edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Sulla strada verso Ganci. La fotografia è firmata "Foto Stefani" ed è tratta dal I volume del saggio "Sicilia" edito nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
"Da lì - scriveva nel 1974 il geografo Aldo Pecora nell'opera "Sicilia" edita da UTET - la strada divallava nella valle del Dittaino, ma solo per breve tratto, e risaliva per le ultime, più meridionali groppe nebrodensi fino ad Agira e Regalbuto, inoltrandosi nella valle del Salso e oltrepassandolo poco a monte della sua confluenza con il Simeto, spingendosi sulle falde occidentali dell'Etna ad Adrano, e seguendo poi la base del vulcano fino a Catania: e da qui tendeva a Nord lungo la fascia litoranea, finendo a Messina, sullo Stretto".
L'Etna ed il mar Ionio dalla strada litoranea che corre tra Catania e Siracusa. La fotografia è di Livia Velasco ed è tratta dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia" del novembre 1965 |
Nel saggio "Viabilità e topografia della Sicilia antica", edito a Caltanissetta nel 2006, Luigi Santagati riferisce che nel 1778 il Parlamento siciliano deliberò la costruzione di otto nuove strade carrabili provviste di ponti e destinate a collegare il Val di Mazara, il Val Demone ed il Val di Noto.
Ben sei di queste strade partivano da Palermo, e nel 1824 - a conferma della storica lentezza siciliana delle opere pubbliche - risultavano compiuti solo alcuni brevi tratti dei collegamenti marini e montani fra il capoluogo dell'isola e Messina; il resto della viabilità era rappresentato dalle strade che collegavano ancora Palermo a Carini e Favarotta, a Monreale ed Alcamo, a Mezzojuso e Villarosa, a Piana degli Albanesi ed a Termini Imerese.
La strada che da Francavilla conduce a Novara di Sicilia. La fotografia di Josip Ciganovic è tratta dal II volume dall'opera "Sicilia" edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Strada ad Agrigento. La fotografia è attribuita a Publifoto ed è tratta dal I volume dell'opera "Sicilia", edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Dopo l'unità d'Italia, malgrado la scarsa conoscenza topografico del territorio e l'assenza di una strategia di sviluppo economico e sociale dell'isola, la viabilità raggiunse i 2.468 chilometri, che salirono a 7.781 nel 1910, a 8.619 nel 1951 ed a 17.478 nel 1969.
Lungo la strada che conduce a Cava d'Ispica. La fotografia è attribuita ad Alario e venne pubblicata nel II volume dell'opera "Sicilia", edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Nel 1919 la prima Guida Rossa siciliana del TCI, nel capitolo "Avvertenze e informazioni", così giudicava la condizione del primo dopoguerra:
"La strade sono in generale discrete, di rado molto buone, spesso cattive. E' specialmente nella stagione estiva avanzata che si accentuano i difetti dovuti alla siccità prolungata.
Vi sono zone in prossimità delle zolfare ove le strade sono semi impraticabili. Qualche rara tratta, come la Catania-Ponte Primo Sole, ha una giusta fama di orrenda.
Nei dintorni di Palermo chi scrive trovò la strada, da Ficarazzi in poi, in condizioni tali da dover scendere dall'auto e percorrerla a piedi.
Tutto sommato però, l'automobilista non ha motivo di preoccuparsi in modo particolare delle strade sicule, le quali sono abbastanza soddisfacenti; vi è visibile lo sforzo per migliorarle, specie a motivo della diffusione dei servizi pubblici d'auto...".
"La strade sono in generale discrete, di rado molto buone, spesso cattive. E' specialmente nella stagione estiva avanzata che si accentuano i difetti dovuti alla siccità prolungata.
Vi sono zone in prossimità delle zolfare ove le strade sono semi impraticabili. Qualche rara tratta, come la Catania-Ponte Primo Sole, ha una giusta fama di orrenda.
Una strada nell'ondulato paesaggio agricolo dei monti Erei. La fotografia di Josip Ciganovic è tratta dal II volume dell'opera "Sicilia", edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini |
Strada etnea, in una fotografia senza attribuzione pubblicata nel settembre del 1955 dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia" |
Nei dintorni di Palermo chi scrive trovò la strada, da Ficarazzi in poi, in condizioni tali da dover scendere dall'auto e percorrerla a piedi.
Tutto sommato però, l'automobilista non ha motivo di preoccuparsi in modo particolare delle strade sicule, le quali sono abbastanza soddisfacenti; vi è visibile lo sforzo per migliorarle, specie a motivo della diffusione dei servizi pubblici d'auto...".
La costruzione delle autostrade - la Palermo-Catania, la Palermo-Mazara del Vallo ed il lunghissimo completamento della Palermo-Messina - hanno segnato le cronache della storia isolana tra la fine degli anni Sessanta ed il 2004.
Se da un lato i collegamenti stradali hanno beneficiato di una diminuzione dei tempi di percorrenza, queste opere viarie hanno alimentato purtroppo il malaffare mafioso ed inciso a volte pesantemente sul paesaggio e sull'ambiente.
Strada nelle campagne di Corleone. La fotografia di Oliviero Toscani è tratta dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia" dell'ottobre del 1964 |
Chi voglia percorrere la Sicilia in viaggio per scoprirla e capirla, del resto, può ridurre allo stretto necessario la percorrenza della A19 e della A20.
Disattivando GPS e navigatore, con l'aiuto di una dettagliata carta stradale, può percorrere ancor oggi le strade statali, le provinciali e le 'bianche' proprio alla maniera americana di William Least Heat-Moon.
Strada lungo la marina di Giardini-Naxos che conduce da Messina a Catania. La fotografia è attribuita a "Fot.B.Stefani" ed è tratta dalla rivista del TCI "Le Vie d'Italia" dell'aprile del 1953 |
"Chi vuole visitare l'isola per conoscerla - scriveva Fabrizio Lusardi nell'ottobre del 1964 nel reportage "Strade di Sicilia" ( "Le Vie d'Italia", TCI ) - ne percorra pazientemente le magnifiche strade, soprattutto le meno importanti e le più nascoste: riuscirà certamente a capirla, certamente ad amarla.
Sono, con poche varianti, le stesse strade che Garibaldi corse da Marsala a Calatafimi a Palermo a Milazzo a Messina e lungo le quali i picciotti affluirono, a moltiplicare le fila dei Mille... Il primo e più frequente scomodo di chi percorre oggi in automobile quelle strade... è di acquistare la misura giusta per inserirsi nella diversa dimensione del traffico.
La statale 113 lungo la costa messinese nei pressi di San Gregorio. La fotografia è tratta dal volume "Sicilia", edito nel 1973 da Edizioni Fotorapidacolor |
E questo è anche il primo godimento supplementare del turista avvertito: la conquista di un nuovo ritmo di viaggio e quindi di vita, specificatamente siciliano, che agevolerà la scoperta e la comprensione di tanti aspetti della realtà della grande isola...
Ad eccezione di alcuni tratti rinnovati delle due statali costiere - la 113, che va da Palermo a Messina, e la 114 che unisce Messina a Siracusa passando da Catania - le strade siciliane sembrano strette e tortuose all'automobilista venuto dal continente; e anche chi è avvezzo ai tracciati della Calabria, della Lucania e in genere del Meridione può restare principio sorpreso dall'infinito succedersi di curve e contro curve, dal continuo saliscendi...
Attraversatene più che potete, di questi bellissimi paesi siciliani sulle montagne dell'interno.
Anche dove esiste una circonvallazione - ma sono pochissime - evitatela. Lasciate la macchina sulla piazza o lungo il corso, un posto lo si trova sempre, e girate a piedi, senza fretta, senza meta. L'aspetto varierà sempre, secondo il giorno, l'ora e la stagione; ma le sorprese più liete, gli incontri più vivi li avrete qui.
Anche dove esiste una circonvallazione - ma sono pochissime - evitatela. Lasciate la macchina sulla piazza o lungo il corso, un posto lo si trova sempre, e girate a piedi, senza fretta, senza meta. L'aspetto varierà sempre, secondo il giorno, l'ora e la stagione; ma le sorprese più liete, gli incontri più vivi li avrete qui.
Perché qui, veramente, c'è l'anima della Sicilia...".
Nel post, ReportageSicilia ripropone alcune fotografie di strade siciliane che risalgono più o meno agli anni del reportage di Lusardi.
Molti di questi scatti provengono dall'opera "Sicilia", edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini, e si devono alla mano di Josip Ciganovic, il fotografo serbo più volte citato da questo blog.
In queste immagini, Ciganovic dimostra di avere viaggiato in Sicilia battendone a bordo di una fascinosa MG le strade meno scontate, e con risultati preziosi da un punto di vista documentario.
Mezzo secolo di distanza temporale nulla ha tolto alla sorpresa ed alla conoscenza regalati da quel modo di percorrere l'isola , lontano dagli imbuti autostradali d'asfalto.
Così, da una curva improvvisa o dal margine di un tornante la visione improvvisa di una vallata o di un promontorio marino, la scoperta di un borgo arroccato o di solitari uomini su uno sconfinato paesaggio, rivelano ancor oggi più di mille "guide" l'identità dell'isola.
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